domenica 23 gennaio 2011

Tutto cominciò con un numero sbagliato...

"L'idea era quella di fare un adattamento molto, molto fedele che però fosse anche un romanzo a fumetti, e un fumetto che valesse la pena di fare e che valesse la pena di leggere. Il lettore che legge sia il romanzo, sia il fumetto, sarà quello che si diverte di più..."
Paul Karasik


copertina dello sketchbook di Città di vetro
E io mi son divertito ancora di più perché, oltre al romanzo e al fumetto Città di vetro, ho letto anche la sceneggiatura originale con tanto di layout grafico dello stesso Paul Karasik. Era molto tempo che mi ripromettevo di mettere in pratica questo proposito: in casa avevo già il fumetto e lo sketchbook contenente la sceneggiatura dello stesso, quest'ultimo dono del mio amico Andrea, che contribuì direttamente a realizzare con l'associazione Vastagamma di Pordenone (di cui fa parte) e Thesis. Il tutto nell'ambito della mostra di fumetti Città di vetro, che presentava tavole originali del fumetto, e che venne realizzata sempre da Vastagamma nel marzo del 2009 all'interno di Dedica, festival pordenonese incentrato ogni anno su una personalità del mondo della cultura, che quell'anno vide Paul Auster come protagonista.
Così qualche giorno fa ho acquistato Trilogia di New York, di cui Città di vetro è il primo romanzo, e ne ho cominciato la lettura. Mano a mano che le pagine del libro procedevano mi domandavo come la coppia Paul Karasik e David Mazzucchelli avessero potuto creare un fumetto da un romanzo del genere. Il tema del libro infatti è l'identità, o meglio l'impossibilità di definirne una precisa, la sua vacuità, la sua perdita; e il linguaggio, il modo in cui il linguaggio può definire l'identità. Il protagonista, lo scrittore di gialli Daniel Quinn, che si fa detective in modo molto casuale, compie un viaggio fisico lungo le vie di New York parallelamente al suo viaggio interiore, che lo porterà alla perdita di se stesso, della propria identità.

E' un romanzo ricco di idee astratte, difficilmente riproducibili in modo visuale, mi dicevo mentre lo leggevo. A parte le vie della Grande Mela, percorse in lungo e in largo dal protagonista e da Peter Stillman padre, ci sono ben pochi elementi da rendere in un fumetto. E qui mi sbagliavo di grosso... Davo poca fiducia al medium che tanto mi appassiona, alle capacità di Karasik di creare la sceneggiatura e a quelle di Mazzucchelli di renderla in disegni, partendo da una storia così cerebrale.
In effetti la realizzazione di questo romanzo a fumetti fu una sfida, voluta da Art Spiegelman nel 1992 proprio per dimostrare come il fumetto non avesse confini di espressione. L'autore di Maus voleva creare una nuova collana di libri a fumetti, in cui dei romanzieri "seri" e affermati, fornissero delle sceneggiature originali a disegnatori esperti. Contattò, fra gli altri, Paul Auster il quale, invece di scrivere una storia nuova, gli suggerì di adattare a fumetti Città di vetro. Fu così che David Mazzucchelli venne incaricato di prendersi cura della parte grafica ma, di fronte alle difficoltà incontrate dal disegnatore nel rendere le parti più astratte, arrivò in soccorso Paul Karasik. Il caso giocò un ruolo importante, così come succede nel libro al protagonista Daniel Quinn. Karasik aveva letto il romanzo anni prima e, di sua iniziativa, aveva scritto una sceneggiatura della storia con un layout grafico già ben preciso, una griglia di 3x3 vignette a pagina. Quando venne chiamato da Spiegelman, Karasik tirò fuori dal cassetto quel vecchio bloc notes di appunti e lo fece vedere a Mazzucchelli. Il risultato è il fumetto Città di vetro, che presenta infatti l'intelaiatura grafica della griglia a 9 vignette per pagina, che ovviamente Mazzucchelli si prese la libertà di rielaborare in certi suoi punti, soprattutto quelli in cui sono rappresentate le scene urbane.

Disegno di David Mazzucchelli
Una delle maggiori sfide vinte è stata quella di rendere in disegni il famoso monologo allucinato di Peter Stillman figlio. Karasik la realizza in un modo originale ed efficace, con il quale fa percepire al lettore l'abisso psichico in cui il giovane Peter si è perso. Ciò che Paul Auster rende solo a parole è restituito anche per immagini da Karasik: non manca nulla. Questa, guardando poi sullo sketchbook, fu proprio la prima sequenza sceneggiata da Karasik che tralasciò le prime pagine del romanzo nelle quali si presenta il protagonista e il suo ingaggio come detective. Nel fumetto, queste pagine di descrizione di Quinn sono rese graficamente mostrando lo scrittore mentre raggiunge il telefono attraversando la stanza, i cui dettagli ci dicono molto di lui, senza bisogno di aggiungere parole: la libreria coi suoi gialli, le linee del palazzo di fronte che si trasformano in un labirinto e poi nell'impronta di un polpastrello sullo stesso vetro dal quale si vede il palazzo (metafora della città che diventa il labirinto della propria identità, ripresa anche dopo nella storia), l'alone sulla parete di un quadro che non c'è più ma che, al passaggio di Quinn, riappare mostrando la foto di famiglia che conteneva (una famiglia che non c'è più, visto che la moglie e il figlio sono morti, un'identità passata).
In generale il fumetto non dimentica nessuna parte del romanzo: ciascuna è rappresentata evocando le stesse emozioni e, nello stesso tempo, arricchendo il lettore di altre, date dal vedere le immagini rispecchiare così bene il testo di Auster. Leggere il fumetto è un'esperienza contemporaneamente simile e distinta da quella di leggere il libro: ciò che ti resta sono le stesse emozioni e le stesse riflessioni, ma il linguaggio usato te le fa apprezzare e scaturire in modo diverso.
Confrontare infine il fumetto alla storyboard è un'altra esperienza interessante e divertente, perché si capisce il lavoro svolto da disegnatore e sceneggiatore a partire dalla prima bozza: vedi dove il risultato finale è rimasto fedele all'originale stesura e dove si è deciso di arricchirlo o modificarlo, vedi dove la griglia è stata rispettata e dove Mazzucchelli l'ha ampliata inserendo dentro la struttura vignette più grandi.
Devo quindi ringraziare il mio amico Andrea perché, senza quel regalo, non mi sarei potuto gustare attraverso una miriade di punti di vista questo capolavoro della letteratura e del fumetto che si chiama Città di vetro.

Disegno di David Mazzucchelli

6 commenti:

  1. Purtroppo non ho letto nè il romanzo nè il fumetto (lo so, sono da fustigare), ma se consideriamo che la descrizione fornita è più che succulenta e se aggiungiamo il fatto che i disegni sono del grande Mazzucchelli (un suo titolo che mi sta particolarmente a cuore è Batman: Year One) allora non tarderò a procurarmelo!

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  2. vedi?!?!? Io son invece da fustigare perché non conoscevo Mazzucchelli prima di Città di vetro.... corro a procurarmi Batman: Year one! :-)

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  3. Città di Vetro è l'unico romanzo che io ricordi, al quale è stato dedicato un graphic novel di qualità davvero alta. Questo adattamento a fumetti è davvero un caso raro.

    Ho letto sia il libro di Auster che quello di Karasik e Mazzucchelli e credo che la lettura del secondo acquisti qualcosa in più dopo la lettura del primo, anche se in realtà non parliamo di un adattamento pedissequo dell'opera originale.

    Anch'io conoscevo già le cose di Mazzucchelli (Batman, il bellissimo DareDevil Rinascita), un autore che con il tempo ha lasciato una strada remunerativa e (per lui) sicura come quella del fumetto mainstream per quella più autoriale e impervia.

    In ogni caso, la trilogia di New York è proprio un bel libro da leggere.

    Belle letture.

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  4. caro Luigi, è vero che la lettura del fumetto dopo quella del libro ne giova, ma penso che vale anche il viceversa

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  5. Non saprei dirti, perchè l'ordine con il quale li ho letti è stato quello.

    Però con il senno di poi, e conocendo e apprezzando entrambe le opere, non fatico a crederti.

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