venerdì 24 febbraio 2012

Planetes


Ho appena concluso la lettura di uno dei manga più belli che mi sia capitato fra le mani. Capitato è la parola giusta, perché ho ricevuto i 4 volumi, di cui si compone l'opera, per sbaglio in ufficio. Immaginate la mia sorpresa per il regalo inaspettato: durata comunque poco perché mi son accorto quasi subito che erano diretti in realtà ad un mio collega. In ogni caso li ho avuti in prestito poco dopo e mi son deliziato con le avventure dei quattro astronauti protagonisti. Si tratta di un manga che attrae per due aspetti. Da una parte rappresenta in modo molto realistico e tecnologicamente documentato il mondo spaziale: astronavi, basi, equipaggiamento sono descritti accuratamente e senza appesantire la lettura.
L'aspetto più interessante è comunque la delicata introspezione psicologica con cui Makoto Yukimura entra nell'animo dei 4 giovani raccoglitori di detriti spaziali (space debris). Tanto più è grande e smisurato lo spazio da esplorare, tanto più insondabile e misterioso è l'animo dell'uomo. Hachimaki desidera con tutto se stesso partecipare alla prima missione che porterà degli uomini su Giove, ma la sua smisurata ambizione è fredda e senza sentimento. Solo dopo un tormentato percorso interiore e grazie all'amore di Ai, capirà cosa è veramente importante nella sua vita. Fee d'altra parte ritrova il rapporto con il figlioletto raccoglitore di cani randagi sulla Terra, ritrovando quella sensibilità che, intuisce, è una virtù che quasi tutti perdono crescendo. Yuri, il quarto astronauta, trova la pace con se stesso e con il cosmo dopo aver risolto dentro di sé il suo rapporto con la moglie morta anni prima.
Alla fine Hachimaki, al quale spetta l'onore di rivolgere il primo discorso ufficiale da Giove in diretta spaziale, stupisce tutti esprimendo con parole prive di retorica tutto il suo amore per il precedente lavoro di raccoglitore di debris e per i suoi tre compagni, annunciando loro che tornerà presto a lavorare insieme.
Non vedo l'ora di guardare l'anime che so essere non una mera trasposizione del manga, bensì una sua rielaborazione pur senza perdere lo spirito originale.

sabato 18 febbraio 2012

The Long And Winding Road di Julia

Disegno di Steve Boraley, tratto da Barriera invisibile albo 161, soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero
"Sia Big Ben Irving che Emily avevano sempre tifato per lui, come mio compagno ideale, ma noi due non eravamo mai riusciti a superare una sorta di barriera invisibile che ci divideva."
Ben ed Emily non sono gli unici a tifare per Alan Webb: anch'io, come immagino la maggioranza dei lettori di Julia, spero che fra il tenente della polizia e la criminologa si realizzi al più presto un rapporto che al momento rimane solo sussurrato, sognato o sfiorato. Julia lo ricorda nell'albo di febbraio attualmente in edicola, riferendosi ad un episodio che non avevo assolutamente dimenticato:
"Una volta Alan era arrivato fin sulla soglia di casa mia. L'avrebbe superata - aveva detto - solo se fosse stato per sempre. Ma lì c'eravamo fermati, e ora forse era troppo tardi per ripensarci."

Disegno di Federico Antinori, tratto da La notte dei diamanti albo 64, soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero

Ne "La notte dei diamanti", albo di gennaio 2004 Julia ed Alan c'erano andati molto vicini: cenetta romantica in un ristorante in cui avevano analizzato il loro rapporto solo apparentemente burrascoso. Le furiose liti riguardavano (e riguardano) solo le idee politiche e costituiscono solo una scusa con cui scaricare la forte tensione emotiva che c'è fra loro: "qualcosa che ci attrae e che ci spaventa insieme" aveva detto Julia. Poi però Alan non aveva superato quella soglia.....


I lettori delle avventure di questo splendido personaggio creato da Giancarlo Berardi sanno bene quanto conti per lei trovare un compagno di vita. L'autore ci mostra costantemente i pensieri e le emozioni che Julia vive e descrive molto bene il desiderio di amore che lei, come ciascuno di noi, legittimamente nutre. Ho seguito sempre con molta apprensione (fa forse un po' sorridere provare apprensione per un personaggio di carta, ma non me ne vergogno) le "avventure galanti" che non sono giustamente mancate ad una ragazza così intelligente, sensibile e bella. Sapevo che sarebbero finite senza portar ad uno sbocco duraturo. Così come il rapporto più serio avuto con Jeffrey Noah, il sergente dell'antiterrorismo, non l'ho mai digerito, perché si capiva che non era l'uomo giusto per lei. E infatti lo ha capito pure Julia.
Disegno di Steve Boraley, tratto da Barriera invisibile albo 161, soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero

Alan è il compagno ideale e vedere di nuovo, questo mese dopo tanto tempo, un bacio fra i due, nato in modo così spontaneo e intenso, dopo un terribile pericolo corso da Alan e vissuto con spavento da Julia, è stato una gioia per il cuore. E' stata questione solo di pochi attimi fugaci, poi le cose si son rimesse sul solito binario: Alan ha chiesto scusa per aver approfittato della situazione dicendo a Julia di prendersi del tempo per pensarci. Ma in realtà qualcosa è cambiato, qualche ostacolo è sparito, c'è un progresso, di cui la stessa Julia se n'è resa conto:
"La barriera invisibile tra noi era calata di nuovo. Forse però stavolta non s'era richiusa del tutto."
Ne son convinto anche io, il velo ormai si è strappato. Porterò ancora molta pazienza ma ora so che the long and winding road che condurrà Alan e Julia a incontrarsi per sempre è tracciata in modo indelebile.


martedì 14 febbraio 2012

La Berlinale, giorno per giorno

Fucine Mute segue con reportage quotidiani il Festival internazionale del cinema di Berlino.
I resoconti sempre interessanti, divertenti e coinvolgenti dell'inviata speciale, Bea nella fossa degli orsi, si trovano qui!

lunedì 13 febbraio 2012

Tempo da lupi, tempo di ristampe

Sabato pomeriggio alle 5 il termometro esterno segnava -6 gradi, la bora soffiava a circa 120-130 km orari. Dicono che per ogni 10 km/h di vento la temperatura percepita si abbassi di un grado.... non voglio nemmeno fare i conti... In ogni caso dovevo uscire di casa. La mia edicola di fiducia era chiusa: prima era andata in ferie per 15 giorni alla fine di gennaio (strano periodo per gente che, almeno mi pare, non ami sciare... e li capisco..). Poi ha allungato ulteriormente il periodo di vacanza e infine è apparso un cartello che annunciava la chiusura per cambio gestione. Accidenti! Peccato! Mi era simpatica la famiglia che gestiva l'attività. E poi era molto comoda: a pochi passi da casa, mi metteva da parte i fumetti, soprattutto la Collezione storica a colori dei Texoni, non facile da reperire se non ti metti d'accordo con un edicolante. Così, per procurarmi gli ultimi numeri, ho dovuto girare un po' di edicole.
Sabato mi son infagottato per bene e son andato all'edicola del centro per 2 motivi. Il primo è stato chiedere all'edicolante di riservarmi giovedì prossimo l'ultimo Texone a colori e il primo numero della ristampa a colori di Zagor, sempre edita da La Repubblica-L'Espresso. Sono molto ansioso di gustarmi le avventure originali a colori e in grande formato. Apprezzo sin d'ora che gli albi presenteranno le copertine originali disegnate da Gallieno Ferri: sono ancora attualissime e di sicura presa sul pubblico. La festa zagoriana del 2011 continua così anche l'anno successivo. per il momento gli albi programmati sono 30, ma spero che l'iniziativa riscuota successo in modo che se ne continui la pubblicazione.
A suo tempo, io avevo tifato per una ristampa di Ken, ma sono ugualmente contento che un personaggio della scuderia Bonelli sia riproposto in edicola. I fan di Lungo Fucile sono abituati ad aspettare....

E poi ho acquistato il primo volume della ristampa de Il piccolo Ranger, riedito dalle Edizioni If. I pochi centimetri quadrati del mio viso esposti all'aria erano diventati insensibili ma ne era valsa la pena. Il giovane eroe ideato da Andrea Lavezzolo era stato oggetto di alcune mie letture giovanili: pochi albi perché nel febbraio 1985 Bonelli chiuse la serie, proprio quando mi stava cominciando a piacere. Non ho mai cercato gli arretrati nelle fumetterie (questione di economia e di scelte connesse), così la ristampa cade a fagiolo. Un primo commento riguarda la nuova copertina di Massimo Rotundo: non funziona, colori troppo sparati, volto del giovane Kit Teller quasi irriconoscibile, tratto troppo moderno. Nulla a che vedere con l'originale, riportato per fortuna in quarta di copertina. Ma è solo un dettaglio. Vediamo se e cosa mi stimolerà la lettura.


domenica 12 febbraio 2012

Whitney


Era il 1987, stavo guardando il Festival di Sanremo con i miei. Arriva il momento dell'ospite internazionale. Sale sul palco una ragazza, bellissima. Whitney Houston. Non l'avevo mai sentita nominare prima di allora.
Comincia a cantare un brano: All at once. Rimango senza parole a fissare il televisore. Resto ammaliato dalla voce, dal suo sorriso, dalla sua bellezza. Canta dal vivo, cosa non scontata per quei tempi. Il pubblico è in delirio, standing ovation e richiesta del bis. Io invece non riesco ad alzarmi dalla sedia. Whitney riesegue il brano, ed è ancora più bello di prima.
Me ne innamoro.
Compro l'album, il suo primo, non appena disponibile nei negozi. E così tutti i suoi successivi.
The bodyguard è il primo film che guardo al cinema insieme a mia moglie, pochi giorni dopo che siamo diventati morosi, tanti anni fa. Era la seconda volta che lo andavo a vedere.
Ho seguito molto tristemente tutta la sua vicenda personale.
Oggi non ho parole, come la prima volta che l'ho vista. Ma non avrei mai voluto che andasse a finire così...


domenica 5 febbraio 2012

Pinguini di carta...al rogo


Quale è il modo migliore per evitare che un pregiudizio si tramandi nel tempo fra le generazioni? Spezzare il ciclo: spiegare ai bambini come stanno in realtà le cose, senza il velo che le offusca, le distorce e le piega ad una interpretazione di comodo. Crescendo, quei bambini diventeranno degli uomini e delle donne che sapranno giudicare con mente aperta i fatti. E' questo l'obiettivo della casa editrice Lo stampatello, in riferimento ad un ben preciso pregiudizio, così come è ben spiegato sul loro sito web:

Lo stampatello nasce per colmare un vuoto nell'editoria infantile, quello rappresentato dalle famiglie in cui i genitori sono due donne o due uomini che si amano. Sono sempre di più i figli di coppie omosessuali in Italia ed è fondamentale per ogni bambino specchiarsi nei racconti e nei libri illustrati. 
Parlami in stampatello è il motto della casa editrice. L'idea è quella di proporre temi anche complessi con un linguaggio semplice, chiaro e diretto, per l'appunto in stampatello. 

Family Day 2007
La famiglia è al centro dell'interesse della casa editrice. Ma non certo quella tradizionale, chiusa e omofoba del family day, così tanto propagandata dalla cultura cattolica retriva per la quale essa è diventata un mito da difendere ad ogni costo. No. La famiglia è un'altra cosa, o meglio può essere tante cose accomunate dalla parola amore. Lo spiegano meglio i tipi de Lo stampatello:

Tanti sono gli aggettivi che accompagnano la parola famiglia, ognuno di noi vi troverà quello che più gli somiglia: tradizionale, allargata, monogenitoriale, adottiva, ricomposta, omogenitoriale. Ciascuno di questi aggettivi non fa che restringere il campo di osservazione su una sola delle innumerevoli varianti, tutte contenute nella parola famiglia, a tutti noi cara perché parola d'amore, parola da cui veniamo e a cui tendiamo, parola che racconta cosa abbiamo preso e cosa lasceremo al mondo, di inestimabile e caro.

Di un libro recentemente pubblicato da Lo stampatello, Piccolo uovo, scritto da Francesca Pardi e illustrato da Altan, si è parlato molto a causa di piccoli, ma pericolosi, cervelli. Come definire altrimenti coloro che suggeriscono di bruciarlo in piazza perché l'assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino, vorrebbe proporne la lettura negli asili e nelle scuole? D'altronde ai tempi nemmeno tanto lontani di Goebbels, da cui prendono più di uno spunto questi cervelli, si faceva così.... Non solo si sarebbe bruciato il libro in un rogo pubblico, ma i due pinguini gay che adottano il piccolo uovo del titolo, sarebbero stati mandati ad Auschwitz con un bel triangolo rosa sul petto.... Il Giorno della Memoria serve.... madonna quanto serve....


sabato 4 febbraio 2012

I migliori albi Bonelli del 2011...secondo me! (III)


(segue da qui)
Ovviamente secondo me! E poi nemmeno di ogni serie, visto che non le leggo tutte....Non compro, ad esempio, né Dylan Dog, né Brandon né Dampyr, e non è poco. In ogni caso mi va di parlare di quelli che sono stati gli albi Bonelli del 2011 che mi hanno divertito, coinvolto o fatto riflettere di più.
Il 2011 di Nathan Never si è contraddistinto per l'inizio della saga che sta cambiando, ancora una volta, le sorti del pianeta: la tanto attesa guerra dei mondi fra la Terra e Marte. Come ho già scritto qui, è stato proprio l'annuncio di questa storia rivoluzionaria a convincermi a riacquistare gli albi dell'Agente Alpha dopo tanti anni. E devo dire che non ne sono rimasto deluso. I primi albi (a partire da I Pretoriani) hanno inquadrato molto bene la situazione politica e economica dei due pianeti e i rapporti oscuri che legano l'elite che domina su Marte e la società Imperium Enterprise di Atticus Kane, responsabile della ricostruzione della città di Nathan dopo i disastri causati dalla guerra con le Stazioni Orbitanti (che mi sono perso...). Ci sono stati poi un paio di albi centrali in cui, a mio avviso, la storia si è un po' troppo stiracchiata fino poi a esplodere, finalmente, nell'attacco alla Terra. Gli ultimi albi dell'anno sono stati un crescendo culminato (per il 2011) nel migliore: L'Uni-mente. Stefano Vietti confeziona un racconto teso e avvincente. La prima parte descrive molto bene lo stato d'animo dei resistenti, alla vigilia della missione nell'Uni-mente, ovvero l'evolutissimo sistema bio-tecnologico attraverso il quale Aran Darko controlla tutte le armi marziane. Piccoli universi emotivi che si sciolgono poi nello scontro, nell'azione, nell'adrenalina liberata durante la pericolosa missione, resa con maestria dai disegni di Roberto De Angelis. La missione fallisce ma le sorprese continueranno nell'albo successivo, ma questo è già materia per il 2012.....

Nel 2011 si è conclusa una delle migliori mini-serie Bonelli: dopo 18 albi Cassidy ha abbandonato le edicole italiane con molto onore e provocando molto dispiacere nei suoi lettori, io per primo. La chiusura ha coinciso con la pubblicazione dell'albo in cui Pasquale Ruju, l'autore dei testi e delle sceneggiature, ha dato il meglio di se: Nessun futuro. Uno splendido epilogo, in cui l'opprimente senso di morte presente nella serie noir fin dal primo albo, deflagra in un modo inatteso: la gelida falciatrice si porta via Cassidy mentre questi la affronta spavaldo, con il sorriso sulle labbra, cantando a squarciagola e con il pensiero rivolto alla sua amata Dottie. Commovente il saluto di Cassidy nei confronti della moglie, figura che riacquista tutta la sua grande dignità negli albi finali e soprattutto in queste ultime pagine, ottimamente disegnate dalla coppia Paolo Armitano e Davide Furnò.
Amore e morte sono dunque i due temi "immortali" si questo splendido albo conclusivo, secondo me il migliore albo Bonelli di tutto il 2011. Ne avevo anche parlato a suo tempo qui. Pasquale Ruju dimostra di trovarsi a proprio agio nel descrivere atmosfere nere, dopo la mini-serie Demian, ispirata al genere noir poliziesco marsigliese, alla Izzo. Con Cassidy, l'autore sardo fa ancora un passo avanti, calando perfettamente il lettore nei Seventies, grazie alle ambientazioni ispirate al cinema di Peckinpah o quello dell'ispettore Callaghan. Non secondaria l'importanza della colonna sonora che accompagna le avventure di questo indimenticabile antieroe bonelliano.

Mini-serie che si conclude corrisponde, in casa Bonelli, a mini-serie che inizia la sua avventura editoriale. Cassidy cede il testimone alla tanto attesa Shanghai Devil di Gianfranco Manfredi. Molto attesa per diversi motivi. Il primo è perché è il seguito di un'altra mini-serie di successo dell'autore marchigiano, ovvero Volto Nascosto. Ritroviamo infatti Ugo Pastore, uno dei protagonisti di quelle avventure che si svolgevano a fine Ottocento fra l'Italia e le sue colonie dell'Africa Orientale. Già allora Manfredi ci presentò uno scenario e un contesto storico poco frequentato dai fumetti: il colonialismo. Ora, di nuovo, questo tema è affrontato ambientando le vicende di Ugo e della sua maschera in un paese e in un periodo molto ignorati dai fumetti occidentali, ovvero la Cina della rivolta dei Boxer. Manfredi è maestro nell'immergere la dimensione dell'Avventura nella realtà della Storia. Lo aveva già fatto appunto con Volto nascosto e, con ancora più fascino, secondo me, con la serie Magico Vento, della cui conclusione non smetterò mai di lamentarmi abbastanza. Il numero 1 di Shanghai Devil, Il trafficante d'oppio, è il migliore dei tre albi pubblicati nel 2011, proprio perché coniuga perfettamente Storia e Avventura in sole 94 pagine dove, come ho già scritto qui, delinea le basi economiche e culturali della vicenda, presentando una coralità di personaggi di contorno molto interessanti. I disegni di Massimo Rotundo rendono al meglio nella rappresentazione di costumi, vie, palazzi e altri luoghi della città di Shanghai. L'avventura di Ugo in terra cinese è appena iniziata ma già si dimostrano interessanti anche le due storie successive ambientate rispettivamente alla corte imperiale di Pechino e nelle campagne alluvionate. Nel 2012 assisteremo al pieno sviluppo della trama di Manfredi.

Mi trovo finalmente a scrivere su questo blog di una mini-serie che amo molto: Lilith di Luca Enoch. La cadenza semestrale non aiuta a parlarne assiduamente, ma è un mio problema. I due numeri usciti nel 2011 sono stati di buon livello e la Cina, di cui ho appena parlato sopra, è stata il teatro della prima avventura di giugno: Il re delle scimmie. Il fatto storico è del tutto diverso ma anch'esso poco noto: la strage compiuta nel 1937 dalle truppe giapponesi di occupazione nella capitale Nanchino. Lilith affronta spesso gli orrori e le guerre che l'uomo ha causato nella sua lunga storia ma la violenza di questa vicenda è al limite del genocidio. L'autore milanese non risparmia il lettore dal mostrargli le scene di brutalità gratuita cui si abbandonarono i soldati del Sol Levante, con la totale complicità dei comandi militari di alto grado. Enoch condivide con Manfredi l'abilità nell'infarcire l'Avventura di Storia, ma qui la seconda prevale troppo sulla prima, lasciando Lilith troppo sullo sfondo, senza approfondire bene le sue emozioni, la sua evoluzione come personaggio lungo la serie.
Cosa che invece non accade con l'albo di dicembre La signora dei giochi. Questo sì che è un mirabile esempio di equilibrio fra le due dimensioni. La Roma imperiale di Commodo viene rappresentata con pregevole cura, anche grafica (dallo stesso Enoch, autore anche dei disegni), e l'ambientazione di corte e soprattutto quella circense sono molto vive. Lilith diventa gladiatrice e affronta l'orrore degli spettacoli che hanno luogo nel Colosseo stupendosi del divertimento del pubblico. C'è una maggiore analisi della psicologia del personaggio, che si fa sempre più domande sul senso e la giustizia della sua crono-missione. Splendida la scena in cui Lilith strappa il Triacanto dal petto del gladiatore e lo mostra alla folla osannante: una piccola vendetta da parte della giovane cronoagente, che sfoga tutto il peso dell'orrore che deve affrontare ogni volta proprio con uno scampolo di quell'umanità che dovrebbe salvare.

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