sabato 27 ottobre 2012

Ali d'argento

"Se avete intenzione di partecipare alla squadra di attacco speciale, fate un passo avanti!"
Quel passo ha significato "il nostro inizio" e "la nostra fine".

Con queste parole pesanti inizia il manga Ali d'argento, di Ayumi Tachihara. Pesanti perché segnano il destino del caporale Daisuke e dei suoi compagni. Il passo avanti li farà morire volontariamente per il loro paese, il Giappone, portandoli a schiantarsi, alla guida dei loro aerei, contro le portaerei americane.
Mi sono commosso più volte durante la lettura di questa storia che racconta i pensieri e i sentimenti dei componenti di una Tokubetsu Kohgeki Tai (abbreviata in Tokko), ovvero di una di quelle squadre di attacco speciale, note da noi come Kamikaze, il nome che una di queste si era dato.

Siamo ormai vicini alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il solo Giappone, ridotto allo stremo, resiste inutilmente all'avanzata della marina e dell'esercito americani. L'aviazione e la flotta nipponiche sono quasi distrutte e le autorità militari adottano questa ultima, inutile strategia suicida come arma disperata per colpire le navi nemiche. Giovani aviatori neanche ventenni subiscono questo forte indottrinamento, figlio della cultura giapponese che inculca disciplina, adorazione del divino Imperatore, asservimento e sacrificio del singolo per la patria. Su tutto questo riflette Daisuke, sul suo passo, sul fatto se la sua scelta sia stata libera o condizionata. Un dialogo continuo con la madre lontana accompagna la coscienza del caporale nelle sue ultime ore di vita. Una ricerca di una valida motivazione per questo passo arrovella la testa dell'aviatore.

"Quel passo che mi è sembrato meccanico è stato fatto da una marionetta? No, l'abbiamo fatto perché amiamo il paese e vogliamo proteggere le persone che hanno fiducia in noi"
Ci sono molti passi toccanti, come quello in cui Daisuke schiaffeggia un suo superiore, addetto alla preparazione della squadra, quando questi gli dice che non c'è bisogno di morire per un paese come questo, che ha già perso se deve ricorrere ad una tattica così disumana come la squadra di attacco speciale:

"Ho picchiato un mio superiore... Ho picchiato un umo che potrebbe essere mio padre. Però non avrebbe dovuto dire "un paese come questo". Dentro di me ho sostituito la parola "paese" con "madre". No: è giusto dire "il nostro paese", "le nostre madri". Possiamo morire proprio perché sarà fatto nel nome del nostro paese e delle nostre madri"

Più tardi Daisuke si presenta a casa del superiore a porgere le proprie scuse, e scopre che il figlio è morto in una squadra speciale di attacco. Nelle lacrime di quello che potrebbe essere il padre che non ha più, perché morto in guerra, scorge il futuro dolore della propria madre per il suo gesto. Nelle parole del superiore che, nonostante la perdita del figlio, confessa il desiderio, inesaudibile a causa dell'età, di far parte di una squadra di attacco speciale, trova un'ulteriore riprova della giustezza del suo passo.
C'è una completa identificazione fra il paese e la madre, fra il paese e la ragazza che ha lavato i vestiti e le lenzuola nella piccola caserma che ha ospitato la squadra, fra il paese e il meccanico che ha preparato meticolosamente l'aereo.

"Non compiamo il nostro gesto solo perché amiamo questo paese...ma anche perché da questo paese siamo amati."

Dopo aver ricevuto una lettera dalla madre, bloccata da tempo dalla censura, Diauske capisce che la sua morte sarà utile anche per dare al suo paese un futuro migliore, dove si potrà discutere liberamente, senza censure da parte delle autorità.
La lettura di questa storia ha eliminato ogni pregiudizio che avevo sui kamikaze, mi ha lasciato dentro tanto rispetto per il coraggio e la forza di tutti i Daisuke che si son sacrificati per gli altri, e tanta tristezza per l'insensatezza e la crudeltà della guerra.


Ali d'argento è stato originariamente pubblicato sulla rivista settimanale Shonen Champion dal N. 21 al N. 29 del 1997, e raccolto in volume nel settembre dello stesso anno.
In Italia è stato pubblicato da Planet Manga nel dicembre 1998.


martedì 23 ottobre 2012

La madre di tutte le avventure


“Una nuova collana di storie uniche, originali, avventurose, tutte a fumetti...” 

























Con queste parole Sergio Bonelli presentava nel 1976 la collana Un uomo un'avventura. Sono perfette oggi per introdurre la nuova serie bonelliana Le Storie, che ha esordito brillantemente nelle edicole italiane con l'albo Il boia di Parigi, scritto da Paola Barbato e disegnato da Giampiero Casertano.
La Rivoluzione Francese passerà il testimone al Giappone del periodo Edo e poi all'India coloniale di metà Ottocento: sono questi i primi tre contesti storici che fanno da sfondo alle avventure di personaggi ogni mese diversi. E' la stessa formula che contraddistinse Un uomo un'avventura.

Le Storie sono figlie di quella lontana esperienza editoriale, affascinante e coraggiosa per quei tempi, fortemente voluta da Sergio Bonelli.
Sul rapporto che lega le due collane e sulle conseguenze positive che Un uomo un'avventura ha avuto per tutto il fumetto bonelliano (e non), ho scritto un articolo che potete leggere qui, su Fucine Mute.

Sempre su Fucine Mute, segnalo questa recensione di Annamaria Martinolli che analizza la figura di Charles-Henri Sanson, il boia di Parigi, nell'umano ritratto che Paola Barbato ha restituito ai lettori.

lunedì 22 ottobre 2012

La mia estate in noir (IV)


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Non c'è niente da fare: è il libraio migliore che abbia mai incontrato. E' quello che ogni estate mi consiglia autori che altrimenti non scoprirei mai. Sono scrittori noir, o per lo meno girano attorno a questa etichetta. Dei perfetti sconosciuti per me, ma non per lui che se li legge tutti. E poi me li suggerisce.

L'avvoltoio è un titolo che non rende giustizia all'originale. L'autentico Crooked Letter, Crooked Letter è infatti una parte della filastrocca con cui si insegna ai bambini a scrivere la parola Mississippi:
M, I, crooked letter, crooked letter, I, crooked letter, crooked letter,I, humpback, humpback, I
Ovvero: M, I, lettera storta, lettera storta, I, lettera storta, lettera storta, gobba, gobba, I.
Chiaro quindi che i tipi della Piemme abbiano dovuto optare per un titolo diverso, anche se forse troppo convenzionale, perdendo così il riferimento a due importanti elementi con i quali l'autore, Tom Franklin, imbastisce la sua storia: il Mississippi e i ragazzini. Lo stato del sud fa infatti da sfondo alla vicenda, con tutti i suoi pregiudizi razziali che ancora sopravvivono nei piccoli centri di una campagna desolata, dove la parola speranza non si riesce più nemmeno a pronunciare. I ragazzini invece sono i due amici protagonisti dei flashback con cui Franklin racconta il passato negli anni settanta di due uomini che oggi conducono due vite parallele, che soltanto si sfiorano.
Larry è un bianco che vive solo e fa il meccanico nel piccolo villaggio di Chabot, ignorato da tutti i compaesani perché pregiudizialmente accusato dell'omicidio di una ragazzina avvenuto venti anni prima. Un mostro, quindi, che non si riuscì a spedire in galera solo per mancanza di prove. Larry, introverso, deriso a scuola, considerato un po' strano anche dal cinico papà, si isolava nel suo mondo fantastico popolato dai personaggi dei libri di Stephen King. L'unico suo amico era Silas, un ragazzino nero, senza papà e con la mamma che faceva i salti mortali per arrivare a fine mese. L'amicizia era vissuta nei boschi, di nascosto dagli sguardi dei grandi che non accettavano che un nero frequentasse un bianco. Nonostante i pregiudizi, però, a Silas la vita girava meglio che a Larry: aitante, sportivo, giovane promessa di baseball, abbandonò il paese per la grande città in cerca di fortuna, mentre Larry finì a rilevare l'officina del padre dopo la sua morte.
Dopo molti anni Silas è tornato in paese, senza aver sfondato nella grande città, e fa il poliziotto in una noiosa routine popolata da contravvenzioni, dove il pericolo maggiore è costituito dallo stanare i serpenti a sonagli dalle cassette delle poste. Silas, come tutti, non rivolge la parola a Larry e lo evita. Fino a quando un omicidio di una ragazza, la figlia dell'unico grande imprenditore locale, non lo spinge ad indagare su un caso che per tutti è già chiuso e il cui verdetto è: Larry è il colpevole.

Tom Franklin
L'assassinio perturba l'ordine precedente e il suo ripristino, attraverso l'indagine e l'identificazione del colpevole, rappresenta un viaggio di Silas dentro i pregiudizi della gente ma soprattutto dentro la sua coscienza. Il poliziotto infatti sarà costretto a fare i conti con tutto quello che aveva nascosto fin da ragazzo dentro di sé, con un'amicizia tradita e con il senso di colpa che ne deriva.
Del romanzo colpiscono soprattutto due elementi. Franklin è abilissimo nel descrivere lo sfondo di intolleranza e di desolazione che innerva la vicenda, facendoci quasi percepire gli odori stantii e vedere come in una fotografia le immagini squallide dei luoghi. D'altra parte riesce a rendere in modo autentico e credibile il processo di consapevolezza che porta Silas a rinnovarsi come uomo e come amico.
Molti critici hanno paragonato il romanzo di Tom Franklin a Il buio oltre la siepe di Harper Lee: in effetti entrambe le opere descrivono con la stessa intensità l'amicizia e l'intolleranza, due estremi fra cui l'uomo oscilla da sempre.

mercoledì 17 ottobre 2012

Storie d'Avventura

Ottimo esordio per il primo numero de Le Storie, la nuova collana mensile della Sergio Bonelli Editore. Il progetto del direttore editoriale Mauro Marcheselli si è finalmente tramutato in realtà con la prima uscita, intitolata Il boia di Parigi. Paola Barbato ha scritto e sceneggiato una storia molto convincente, che vede come protagonista Charles-Henri Sanson, il boia del Re che diventa boia del Popolo. Uno sguardo molto personale su alcuni aspetti della Rivoluzione, del tutto inedito per chi è abituato al tradizionale racconto che si fa sui libri di questo fondamentale evento storico. L'uomo Sanson, i suoi pensieri, il suo animo, sono descritti con estrema sensibilità e i magistrali disegni di Giampiero Casertano, con dei chiaro-scuri affascinanti, sottolineano e accentuano il pathos della vicenda.
Sono proprio i disegni che fanno insorgere nel lettore il rimpianto di non poterli ammirare in un formato più grande, magari quello in cui erano state pubblicate circa 35 anni fa le storie d'avventura cui questa nuova collana si richiama: Un uomo un'avventura. Nello stesso editoriale presente in seconda di copertina de Il boia di Parigi, si fa riferimento al "sottile ma robusto" filo rosso che collega Le Storie a quella che è stata una delle più importanti iniziative editoriali che Sergio Bonelli realizzò.
L'Avventura è protagonista attraverso la vicenda di un uomo inserita in un ben preciso contesto storico, con la sceneggiatura di capaci e valenti scrittori e i disegni di maestri del calibro di Pratt, Battaglia, Micheluzzi, Toppi, Buzzelli, Milazzo, Manara, CrepaxTacconi, Bonvi e molti altri. Trenta pezzi in tutto, confezionati in albi cartonati grandi, alla francese, a colori e con carta patinata, distribuiti nelle edicole. Questa eccezionale collezione di "graphic novel" ante litteram (che fa impallidire per la cura e la qualità molte attuali "graphic novel" da libreria) è l'antenata della nuova serie bonelliana ora in edicola: gli ingredienti sono gli stessi, cambia solo (?!?!) il formato, ma è giusto e ovvio che sia così. Il motivo infatti della chiusura di Un uomo un'avventura fu proprio economico: gli albi costavano troppo all'editore in rapporto alle entrate.

Sergio Bonelli ha ricordato con queste parole quell'esperienza:
"La collana è stata una concessione, un regalo che mi son fatto perché mi piaceva l'idea di un'iniziativa pensata insieme a certi disegnatori che mi piacevano. Tanto è vero che ho lasciato anche una certa libertà nella gabbia della tavola. Chissà, magari Toppi quella libertà se la sarebbe concessa lo stesso, ma comunque non avevo preteso quel rigore che di solito mi caratterizza. In questo caso volevo gratificare il sottoscritto e quella generazione di grandissimi disegnatori attraverso la nostra comune passione per l'Avventura."
E il regalo, Sergio Bonelli, lo ha fatto a tutti i lettori.
Ma ritornerò ancora su Un uomo un'avventura, per sottolinearne l'importanza, non del tutto capita secondo me, che ha rappresentato per la casa editrice milanese e per il fumetto italiano in generale.

Tornando a Il boia di Parigi, c'è un aspetto della storia che mi preme evidenziare. Alcuni lettori sui forum in rete hanno rimarcato come non si aspettassero di leggere una rappresentazione della Rivoluzione Francese così reazionaria. Mi pare un giudizio esagerato: Robespierre e Saint Just sono ritratti, in effetti, come cinici e spietati nei confronti dei nobili che salgono patibolo; il popolo esulta alla vista del sangue colante dalla testa mozzata. Ma questo cosa significa? Non lo sappiamo dai libri di storia che la Rivoluzione si trasformò, ad un certo punto, nel Terrore? E non è noto che la folla sfoga i peggiori istinti quando ha di fronte a sé il singolo che, un tempo forte e prepotente, ora si mostra debole e vulnerabile? Sanson fa il boia e queste sono le persone con cui si è confrontato. La Barbato lo rappresenta in modo credibile, plausibile ed onesto. Non ci sono in ballo le sorti della Rivoluzione in questa storia, ma unicamente la vicenda umana della persona.
Ritroveremo fra un mese una nuova copertina di Aldo Di Gennaro a impreziosire il secondo albo, firmato dalla coppia Recchioni - Accardi, che ci porterà nel Giappone dei samurai.

venerdì 12 ottobre 2012

La mia estate in noir (III)


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Non c'è niente da fare: è il libraio migliore che abbia mai incontrato. E' quello che ogni estate mi consiglia autori che altrimenti non scoprirei mai. Sono scrittori noir, o per lo meno girano attorno a questa etichetta. Dei perfetti sconosciuti per me, ma non per lui che se li legge tutti. E poi me li suggerisce.


Lisa Gardner è un'autrice poco nota in Italia, un vero peccato cui Marcos y Marcos ha cercato di rimediare pubblicando un suo libro del 2009, "The Neighbor". Ottima scelta da parte di questa piccola casa editrice che riesce spesso a scovare piccoli gioielli. "La vicina" è uno di questi. Perché? Beh, non tanto per la trama gialla, il caso da risolvere, che comunque è ben congegnato: una giovane insegnante, Sandy, scompare all'improvviso lasciando soli la piccola figlia Ree, il marito freddo e distante Jason e il gatto rosso Mister Smith. E' proprio il comportamento dell'uomo, troppo impassibile, a insospettire il sergente di polizia incaricato di risolvere il mistero, la bella D.D. Warren. Pare che questo sia il terzo libro in cui compare il sergente, che però non è la vera protagonista del romanzo. Rimane in disparte, concedendo la scena ai drammi psicologici delle vittime e dei sospetti. Fra questi non c'è solo il marito ma anche un giovane ed aitante vicino di casa, che ha la grave colpa di aver fatto l'amore a 19 anni con una minorenne consenziente. Questa storia nella storia è la prima stoccata della Gardner alla società, alle istituzioni e ai pregiudizi. Aidan, questo il nome dello sfortunato vicino, è paragonato ai peggiori maniaci sessuali: ha subito in carcere l'onta dell'abuso, ha un lavoro da meccanico che conserva su un precario equilibrio, segue un rigido programma di riabilitazione, vive con la paura di perdere quel poco di normalità che ha conquistato, fugge ogni ragazzina che incontra anche solo per caso, si colpevolizza per i sogni erotici che fa. Tutto questo precario castello psicologico-sociale crolla inesorabilmente alla notizia della scomparsa della sua vicina Sandy. Aidan quindi, indiziato solo perché pregiudicato, è la prima vittima. Ma di vittime ce ne sono altre. Sia Sandy che Jason hanno un passato familiare da incubo. Dei continui flashback raccontati in prima persona da Sandy contribuiscono a far conoscere la sua triste storia e a spiegare così il suo presente Questi toccanti squarci sul passato di Sandy si intrecciano con i pensieri e i sentimenti presenti di Jason, alla disperata ricerca di una spiegazione possibile della scomparsa della moglie. Inconfessati segreti sono alla base della soluzione, il passato dei coniugi (raccontato poco per volta quello di Sandy, svelato alla fine quello di Jason) è la chiave che apre la porta della verità e che rende liberi. L'immagine dell'istituzione famiglia offerta dalla Gardner sembra ad un certo punto essere così nera da lasciare senza speranza chi crede che essa sia un fondamento della nostra società. Il finale per fortuna apre all'ottimismo, ma i dubbi, anche molto forti, permangono nel lettore.
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giovedì 11 ottobre 2012

Ricordando Sergio Bonelli: l'avventuriero invisibile


256 pagine tutte a colori compongono questo affettuoso omaggio che la redazione della Sergio Bonelli Editore ha voluto dedicare all'autore, l'editore, il viaggiatore, il sognatore che è stato Sergio Bonelli.
Un anno dopo la sua scomparsa, l'Almanacco dell'Avventura 2013 racconta l'uomo attraverso i libri, i fumetti, i film, la musica e soprattutto i viaggi. Dalle testimonianze e dai resoconti delle sue esperienze di viaggiatore emerge la figura dell'avventuriero invisibile. Di questo ho scritto qui, su Fucine Mute.

venerdì 5 ottobre 2012

Ricordando Sergio Bonelli: una top 11 delle sue pubblicazioni

Lunedì scorso, primo ottobre, nella sala conferenze della Biblioteca Comunale di Monfalcone, si è inaugurato il ciclo di incontri dedicato al fumetto, di cui avevo anticipato qui e qui. Lo scopo dell'iniziativa è quello di promuovere il fumetto come cultura, attraverso una serie di approfondimenti dei suoi vari aspetti e manifestazioni, in modo da avvicinare nuove persone a questa forma d'arte e di intrattenimento. Il motivo per cui la Biblioteca della Città dei Cantieri, nella persona del coordinatore delle sue attività Stefano Olivo, si premuri di organizzare una simile rassegna è anche quello di pubblicizzare i volumi ospitati nella sua ricca sezione dedicata ai comics.
E infatti, il titolo del primo incontro era: "Una biblioteca a fumetti. Le riviste, i volumi, gli autori". Roberto Franco, uno degli organizzatori dell'iniziativa, ha virtualmente condotto per mano il pubblico attraverso gli scaffali della biblioteca, mostrando immagini raffiguranti i testi a fumetti lì presenti. Io stesso son rimasto stupito della grande varietà di comics a disposizione dei frequentatori, ripromettendomi di approfondirne presto la consultazione. Roberto ha inoltre corredato la presentazione di ogni volume scelto con una disanima breve ma accurata, lasciando a Luca Lorenzon e a me il piacere di approfondire rispettivamente due temi: il fumetto argentino e il fumetto Bonelli. Di quest'ultimo parlerò con maggiore dettaglio nell'incontro del 12 novembre, ma lunedì ho già avuto modo di anticipare qualcosa.
In particolare la richiesta di Roberto era stata di condensare in 10 immagini + 1 la storia della casa editrice milanese: operazione difficilissima vista la mole di successi pubblicati dalla Sergio Bonelli Editore lungo la sua storia, ma stimolante.
Così ho prodotto questa carrellata di immagini (quasi tutte) di copertina sforzandomi di essere il più possibile oggettivo (mancano infatti alcuni personaggi che ho amato molto), consapevole che ogni decisione (anche etimologicamente parlando) comporta un taglio. Ecco quindi una top 11 possibile, non per forza la mia personale.


Sangue Navajo - Tex Gigante nn. 51-52-53, G.L. Bonelli / Galep, 01/1965 - 03/1965
E' la prima grande storia di Tex, quella in cui si apprezza il personaggio, così come lo ha impostato il suo creatore Gian Luigi Bonelli: intransigente nel difendere chi subisce un torto, intollerante nei confronti di chi abusa del proprio potere (militare o politicante che sia), risoluto nello scatenare una guerriglia indiana se questa serve a ripristinare la verità e la giustizia. Una forza della natura cui niente e nessuno può resistere.












Zagor contro il vampiro - Zagor nn. 85-86-87, G. Nolitta / G. Ferri, 07/1972 - 09/1972
Ho scelto questa storia perché la ritengo rappresentativa della contaminazione di generi che caratterizza la saga dello Spirito Con La Scure. La magia, i mondi fantastici che Guido Nolitta ha riversato nell'epopea dell'eroe di Darkwood, sono ben evidenziati in questo scontro (all'ultimo sangue!!!) fra Zagor e il barone Bela Rakosi, un vampiro venuto dalla lontana Europa a soccombere nel Nuovo Mondo durante un'alba, per lui, molto tragica.











Verso l'ignoto - Collana Rodeo - Storia del West n.1, G. D'Antonio / R. Calegari & G. D'Antonio & R. Polese, 06/1967
Straordinario l'affresco storico con cui Gino D'Antonio racconta le avventure della famiglia MacDonald attraverso l'affascinante epopea della Storia del West. Senza retorica, l'autore ci fa vivere tutti le tappe fondamentali di questa incredibile, entusiasmante e tragica storia, di cui, a far le spese, furono i Nativi Americani, già così ben raffigurati nella prima copertina della serie. Nel primo albo Brett, il capostipite della famiglia, sbarca dalla nave proveniente dall'Europa sulla costa atlantica e si imbarca con la spedizione scientifico-geografica di Lewis e Clark, che aveva l'obiettivo di esplorare le ignote terre dell'Ovest fino allo sbocco sull'Oceano Pacifico. Un viaggio affascinante e ricco di insidie. Storia del West, riedita a partire dal 1984, è l'opera della cui pubblicazione Sergio Bonelli andava più fiero.


Sciopero - Ken Parker n.58, G. Berardi / I. Milazzo, 04/1984
Ken Parker è stata una serie rivoluzionaria nello stile e nei contenuti. Temi come l'omosessualità, il femminismo, i diritti dei lavoratori vengono trattati con estrema naturalezza su uno scenario western realistico, ma anche poetico. La grande sensibilità di Berardi, resa dagli eleganti disegni di Milazzo, fanno della saga di Ken l'avventura di un uomo che cambia, sceglie, sbaglia pagandone le conseguenze. In questa storia Ken è una "spia", infiltrata per conto di un'agenzia investigativa all'interno di una fabbrica tessile di Boston. Deve individuare un sindacalista ma, constatando le condizioni di lavoro degli operai, capisce di aver sbagliato e si schiera dalla loro parte. La storia del vivere in un western unico, inimitabile su cui la parola fine non è ancora calata. Almeno questo è ciò che tutti i suoi vecchi lettori si augurano, visto che l'ultima storia pubblicata lo vede marcire in una squallida prigione della Florida.


L'ultimo Cangaceiro - Mister No nn.3-4-5, G. Nolitta / F. Bignotti (copertina G. Ferri), 08/1975 - 10/1975
E' Mister No, ancor prima di Ken Parker, il primo anti-eroe di casa Bonelli. Il personaggio più amato da Guido Nolitta, figlio dei suoi viaggi in Sud America e in Africa è uno scanzonato americano che si rifugia a Manuas, nel cuore dell'Amazzonia negli anni 50, in quella che allora era una frontiera fra la civiltà dell'uomo bianco e quella dei nativi. Nauseato dagli orrori della guerra e dall'ipocrisia su sui si fonda la società occidentale, Jerry Drake non è un giustiziere come Tex o Zagor, ma non si tira indietro di fronte ad un sopruso, intervenendo in favore di chi lo ha subito. E' ciò che accade in questa affascinante storia ambientata nel Nord-Est brasiliano, dove vengono rievocati i leggendari Cangaceiros, i fuorilegge che contrastavano l'arroganza e la violenza dei latifondisti. C'è subito tutto Mister No in questa storia: lo schierarsi con il più debole, i dubbi, la lealtà verso un amico.


L'uomo del Nilo - Un uomo un'avventura n.1, D. Canzio / S. Toppi, 11/1976
Per Sergio Bonelli non c'era differenza fra il lettore di fumetto d'autore e il lettore di fumetto seriale: il gusto e la potenzialità di fruizione dei due modelli di lettore sono gli stessi e, quindi, coincidono. Ecco perché portò in edicola una collana di albi cartonati grandi alla francese, con carta patinata. Roba che adesso trovi in libreria sotto il nome orribile di graphic novel. Lui invece la propose in edicola, affidando le matite a grandi nomi del disegno dell'epoca. Qui presento il numero 1 della serie, firmato da Sergio Toppi, recentemente scomparso: un'avventura lungo il Nilo durante la guerra fra inglesi e i seguaci del Mahdi per la presa di Khartoum. Il grande formato valorizza lo stile di Toppi che rompe la vignetta tradizionale, regalandoci delle tavole in cui l'attenzione del lettore è attratta da mille particolari del ricco sfondo, vero co-protagonista della narrazione, senza fargli però mai perdere il senso complessivo.


Gli Uomini in Nero - Martin Mystere n.1, A. Castelli / G. Alessandrini, 04/1982
I misteri sono una cosa seria. Vanno affrontati contestualizzandoli correttamente sia dal punto di vista scientifico che da quello storico. Beh, poi c'è la fantasia di Castelli che ci mette lo zampino, confezionandoci attorno delle avventure avvincenti e divertenti. Martin Mystere è questo, una geniale intuizione che resiste in modo spumeggiante dopo 30 anni da questo storico numero 1, dove troviamo già alcuni elementi chiave della serie: il mistero di Atlantide e la setta degli Uomini in Nero, un'organizzazione oscurantista che si oppone alla diffusione di verità nascoste e di scoperte scientifiche o storiche che minerebbero le attuali basi su cui si fonda la nostra società, compromettendone quindi l'ordine. Il Detective dell'Impossibile è un'inesauribile fonte di conoscenza e di divertimento.




L'alba dei morti viventi - Dylan Dog n.1, T. Sclavi / A. Stano (copertina C. Villa), 10/1986
Ecco il fenomeno: di costume ancor prima che editoriale! tanto che Sergio Bonelli deve riorganizzare la sua redazione per affrontare il successo inatteso dell'Indagatore dell'Incubo. Una serie che per molto tempo surclassa le vendite dell'imbattile (fino ad allora Tex Willer). Cose da far tremare i polsi! Come le storie horror di Dylan che riescono a fare breccia nel lettore, avvicinando alla casa editrice molti giovani e un nuovo pubblico femminile. Tiziano Sclavi entra in sintonia con le paure del lettore, facendole vivere sulla pagina. I disegni di Stano di questo primo numero sono debitori dell'influenza di Schiele, soprattutto nella rappresentazione degli zombi nudi e scarnificati, protagonisti della storia. Personaggi come l'assistente Groucho, dall'ironia demenziale e il mefistofelico dottor Xabaras entreranno nell'immaginario dei lettori proprio nell'interpretazione grafica di Stano.


Agente Speciale Alfa -Nathan Never n.1, A. Serra / C. Castellini, 06/1991
La fantascienza trova finalmente una casa stabile dentro la Sergio Bonelli Editore. Aveva fatto capolino in tante storie di altre serie: in Zagor, in Tex, in Martin Mystere, ma mai fino al giugno del 1991 era riuscita ad ottenere l'onore di una collana tutta per se. Ci pensa la cosiddetta banda dei sardi, composta dagli autori Serra, Medda e Vigna, a convincere l'editore. Nasce così Nathan Never, serie che subisce l'influenza della fantascienza adulta, quella di Arthur C. Clarke, di Isaac Asimov e di William Gibson. E subito dal primo numero entrano in scena le tre leggi della robotica di Asimov, l'irriducibile nemico Aristotele Skotos, gli androidi. Temi e personaggi che ritroveremo lungo la saga, assieme a molti altri e a tanti episodi in cui anche la sfera psicologica e la vita dell'uomo Nathan verranno analizzate, proponendolo come un personaggio non solo d'azione, ma a tutto tondo.


Gli occhi dell'abisso -Julia n.1, G. Berardi / L. Vannini (copertina Marco Soldi), 10/1998
Dopo Ken Parker, Berardi realizza una serie in cui ancora l'umanità dei personaggi è la vera protagonista. La criminologa che insegna all'università, che collabora con la polizia è solo apparentemente una donna di successo. Le sue fragilità, i suoi problemi, ma anche il suo coraggio e la sua sensibilità, in altre parole, la sua vita, accompagnano il lettore ormai da 14 anni. Insieme a Julia cerchiamo di capire, senza pregiudizi, chi è la persona che commette atti criminosi, cerchiamo di conoscere quel male che si annida anche dentro di noi. Subito nel primo numero Julia affronta un serial killer, un classico del genere giallo-noir. Fra le vittime anche una studentessa del suo corso: Julia si convince ad indagare, riaffrontando un suo vecchio incubo che pensava di aver sepolto nel suo passato.




La valle del terrore -Tex Albo Speciale n.9, C. Nizzi / R. Raviola (Magnus), 06/1996
Il "Texone" per eccellenza, il più sudato, il più atteso, il capolavoro. Sergio Bonelli attende per 7 lunghi anni che il lavoro maniacale di Magnus si compia. Il disegnatore bolognese si rinchiude nella sua casa di Castel del Rio sull'Appennino dedicando anima e corpo all'Eroe. Realizza ogni vignetta come se fosse un quadro unico e irripetibile: e i risultati lo premiano. Le scene dell'agguato nella foresta, dove ogni singola foglia è disegnata con precisione, e quelle dell'assedio al castello sotto la pioggia, rivelano l'ossessiva meticolosità con cui Magnus ha studiato ogni inquadratura. Il suo servizio reso all'Eroe non ha paragoni nella storia del fumetto Bonelli. Provoca dolore sapere che la morte ha colto Magnus pochi mesi prima della pubblicazione del suo gioiello.




Ricordare Sergio Bonelli parlando di lui, del suo lavoro, della sua casa editrice di fronte ad un gruppo di persone interessate è stato probabilmente il modo migliore, per me, di rendergli omaggio e di ringraziarlo per tutti i sogni che mi ha regalato.

martedì 2 ottobre 2012

Ricordando Sergio Bonelli: il Tex di Guido Nolitta

Ad un anno di distanza dalla morte di Sergio Bonelli mi è venuto spontaneo leggere delle sue vecchie storie a fumetti e approfondire la sua figura attraverso la lettura di alcuni testi. La pubblicazione recentissima, da parte della Rizzoli Lizard, del primo volume degli Archivi Bonelli, dedicato a Guido Nolitta, mi ha sollecitato a riprendere in mano "El Muerto", l'affascinante storia di una vendetta di cui Tex è l'oggetto. Sto parlando di un albo storico, il 190 dell'agosto 1976, seguito da "La collina degli stivali", nel quale ha luogo il drammatico epilogo della vicenda (i disegni sono di Galep).
La storia è importante nell'evoluzione della figura del personaggio Tex Willer, in quanto rappresenta un eroe diverso da quello di Gian Luigi Bonelli, cui fino ad allora i lettori erano abituati. In verità, la prima sceneggiatura del Ranger firmata da Guido Nolitta fu "Caccia all'uomo", disegnata magistralmente da Fernando Fusco e pubblicata nel gennaio dello stesso anno. Qui troviamo un Tex completamente diverso da quello del padre. Infatti il Tex di Gian Luigi capisce se chi gli sta davanti è buono o cattivo dal solo sguardo: ha un sesto senso infallibile che gli permette di discernere il Bene dal Male. Il Ranger di Guido Nolitta invece dimostra un lato più umano, tanto che in "Caccia all'uomo" prende un abbaglio considerando Andy Wilson, il ragazzo ricercato dall'amico sceriffo Tom Kenyon, un fuorilegge. Lo insegue, lo cattura attraverso mille difficoltà ma, strada facendo, si riempie di dubbi, arrivando a convincersi che sul giovane penda una falsa accusa. Questo ripensamento tardivo, tuttavia, non è sufficiente a salvare la vita ad Andy che, giunto con un Tex malconcio ad Agua Fria, viene arrestato dal crudele sceriffo, frettolosamente processato e impiccato dallo spietato giudice Maddox. Una volta ripresosi, Tex elimina i due violenti rappresentanti di una legge del tutto personale ma ormai la frittata è fatta.
Il sesto senso di Tex ha fallito e le conseguenze, sono state pesanti. Inoltre, cosa mai successa prima, il dubbio, questa forma del pensiero così sconosciuta, ha attraversato la mente di Tex. So che all'epoca ci furono diverse discussioni fra i lettori se tale impostazione di Tex fosse corretta, accettabile o comunque coerente con le linee guida del personaggio. Secondo me, la figura dell'eroe ne giovò. Resta il fatto che la maggiore umanità di Tex introdotta da Guido Nolitta è un fattore di cui oggi gli attuali sceneggiatori (Boselli, Faraci, Manfredi e Ruju) devono tener conto, cercando di mediarlo con la figura invincibile e quasi onnisciente del Tex del padre Gian Luigi.
La coppia di albi in cui si narra di Paco Ordonez, alias El Muerto, si caratterizzano poi per una tensione via via crescente: il fuorilegge e la sua banda massacrano di botte Tiger Jack e feriscono Kit Willer al solo scopo di incattivire Tex, che viene sfidato ad un duello mortale con El Muerto sulla collina degli stivali. L'adrenalina raggiunge il massimo nella scena finale naturalmente, anche se un deciso pugno nello stomaco sono le tavole precedenti nelle quali uno spietato Tiger Jack manda all'altro mondo il disarmato Faccia Tagliata, il navajo rinnegato appartenente alla banda di Paco Ordonez, augurandogli meritatamente di "precipitare nell'inferno dei bianchi".
Ma che cosa differenzia, in questa storia, il Tex nolittiano da quello del padre? Il motivo dell'odio di El Muerto nei confronti del Ranger. Il fuorilegge, infatti, ha questo soprannome perché il suo viso è stato orrendamente sfigurato in un incendio, involontariamente provocato dal Ranger, quando questi si era presentato nel covo della banda dei fratelli Ordonez per arrestarli. I due fratelli di Paco assaggiarono fatalmente il fuoco caldo della colt di Tex che rischiò di morire fra le fiamme, sviluppatesi, nel frattempo, fino a distruggere completamente il covo dei tre banditi. Le urla di Paco furono sentite da Tex ma questi non riuscì a fare nulla, salvato in extremis dall'intervento di altri uomini. Ancora, anche se in modo meno marcato che in "Caccia all'uomo", un atto di Tex (l'incendio provocato) ha delle conseguenze nel futuro non volute ma drammatiche (il ferimento di Tiger Jack e di Kit e il difficile duello finale nel quale, a parte la ovvia morte di Ordonez, Tex si rimedia una ferita alla spalla).
Tex resta sempre un eroe invincibile, ma qualcosa di più umano si è insinuato dentro di lui in quel lontano 1976 e da allora non l'ha più abbandonato. E questo grazie a Sergio Bonelli/Guido Noliita.

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