martedì 31 dicembre 2013

I miei migliori libri del 2013

Questa lista è una selezione dei libri che ho letto nel corso del 2013. Sono quelli che mi hanno lasciato dentro qualcosa o che semplicemente mi hanno divertito. Non è una classifica ma sono elencati in ordine cronologico di lettura, dall'inizio dell'anno fino alla sua fine.



I sonnambuli, di Paul Grossman. TimeCrime.
Storia e noir, nazisti ed ebrei. Respiri l'atmosfera cupa e violenta della Berlino del 1933. In certi momenti angosciante. Ne ho già scritto qui.



Il caso Rembrandt, di Daniel Silva. Giano Editore.
Dopo aver letto questa spy story capisci che James Bond è un povero pivello se lo paragoni a Gabriel Allon. Un finissimo restauratore di quadri è la copertura del migliore e più celebre agente segreto del Mossad. Nazisti ed ebrei (ovviamente) anche qui.



A chi vuoi bene, di Lisa Gardner. Marcos y Marcos.
Tre donne per questo poliziesco. L'autrice, il detective e la sospettata. E il tema della maternità trattato senza retorica, con crudezza e realismo.



Ubik, di Philip K. Dick. Fanucci Editore.
"Io sono vivo, voi siete morti". Il romanzo si può riassumere in queste parole. Quale è la realtà? Chi è vivo e chi è morto? Assurdo e fantastico.



Jackie Brwon, di Elmore Leonard. Net.
Lo leggo poco prima che Leonard lasci questo mondo. Dialoghi imbattibili. Le immagini del film di Tarantino mi scorrono davanti, ma il romanzo è ancora meglio.



Balkan Circus, di Angelo Floramo. Ediciclo Editore.
I Balcani ma non solo, anche il Caucaso e la Siberia, in questo viaggio ora divertente ora commovente. Ti vien voglia di fare le valigie e partire subito.



Officina Bolivar, di Mauro Daltin. Ediciclo Editore.
Argentina, Bolivia e Perù in treno e in bus. Tanti incontri, tante facce, tante storie. Come sopra, la voglia di partire ti prende dopo poche pagine.



L'uomo di Primrose Lane, di James Renner. Giulio Einaudi Editore.
Sfugge ad ogni definizione questo romanzo. Noir? Non solo. Horror? Un po'. Fantascienza? Anche. E molto altro. Un libro in cui autore e protagonista si confondono. Letteralmente.

lunedì 30 dicembre 2013

Short Tex o compressed Tex?

Disegno di Laura Zuccheri
Il Color Tex 4 uscito nelle edicole italiane il 20 novembre si caratterizza per una novità assolutamente unica. Per la prima volta nella storia del Ranger, infatti, la Bonelli pubblica un albo contenente quattro racconti brevi. Non era mai successo prima d'ora, se non con alcune storie edite fuori serie su altre riviste. L'esperimento è interessante e anche azzardato perché non è scontato che un'avventura di Tex, che si dispiega abitualmente su almeno 2 albi di 114 pagine, funzioni anche in sole 32 tavole. Sì, perché la short story è un genere ben codificato con le sue regole che sono, più o meno, queste:
  1. Lunghezza: non è una questione di numero di pagine massime o minime, ma è qualcosa di convenzionale
  2. Tempo: è l'elemento fondamentale che differenzia una short story da un romanzo. Il tempo è delimitato, senza digressioni. Il tutto si risolve in una scena, in uno spaccato. Nel romanzo invece il tempo è diluito, ci sono salti temporali nel passato, ci sono due o più storie che si corrono in parallelo per poi intersecarsi.
  3. Spazio: è stretto e il tutto si risolve in all'interno di un'unica ambientazione. Nel racconto lungo ci sono più ambientazioni, anche se limitate. Nel romanzo, al contrario, lo spazio è esteso.
  4. Dettaglio: il racconto breve parte dal dettaglio, il narratore è la macchina da presa che zooma su un dettaglio di una scena. Dettaglio che non è fine a se stesso, ma che evoca un mondo. Si va quindi dal particolare al generale, ma quest'ultimo è solo evocato e non esplicitato. Nel romanzo, invece, i dettagli sono un contorno, non il cuore della storia.
  5. Personaggi: sono poco delineati, si dice poco di loro, gli si fa compiere delle azioni o dei gesti. Non si sa cosa sia successo prima o cosa succederà dopo. Li si coglie nel mentre di una scena. Nel romanzo hanno un passato e le loro caratteristiche vengono continuamente approfondite. La loro complessità viene molto esplorata.
  6. Tensione: c'è quasi sempre una grande tensione narrativa. Tutto si risolve e si concentra nel breve, non ci sono pause e il ritmo è sempre alto.
  7. Non detto: è più frequente rispetto al romanzo dove tutto è più esplicito.
A me pare che queste norme non siano state molto rispettate in tutti e quattro i racconti di cui si compone l'ultimo Color Tex. Ma vediamoli più nel dettaglio.

Tavola di Giampiero Casertano
Il primo, intitolato L'uomo sbagliato, è firmato da Tito Faraci per i testi, Giampiero Casertano per i disegni e Oscar Celestini per la colorazione. Tex deve scoprire chi, fra i cinque passeggeri molto eterogenei di una diligenza, sia il sicario che si prepara ad uccidere un senatore durante un comizio nella città in cui la diligenza è diretta. A parte la breve parentesi a bordo del mezzo di trasporto, l'azione si svolge in un tempo limitato e in diverse ambientazioni della cittadina: l'hotel, il saloon, l'ufficio dello sceriffo e l'epilogo sul tetto di un edificio che domina la main street. C'è un flashback superfluo che spiega come Tex ha saputo del sicario: non serve, aggiunge informazioni che potevano anche essere ignorate dal lettore e, soprattutto, fa scendere la tensione. Dei cinque possibili killer, gli unici su cui cadono i sospetti sono il pianista e, soprattutto, il prete. Visto che il musicista svela quasi subito nel saloon lo scopo del suo viaggio, la tensione crolla. E il romantico colpo di scena finale aggiunge ben poco ad una storia scialba.

Tavola di Sandro Scascitelli
Il secondo racconto, Un covo di belve, è molto più intrigante. Pasquale Ruju confeziona una buona storia e i disegni di Sandro Scascitelli uniti alla colorazione di Overdrive Studio le conferiscono un'atmosfera molto realistica e cupa. Anche in questo caso, però, si cade nell'errore di voler spiegare ogni cosa, ricorrendo a continui flashback che raccontano perché Tex sia sulle tracce del rapinatore Murray e di come lo siano anche i superstiti della sua banda. Fatti che in una storia lunga costituirebbero il corretto prologo, ma che qui appesantiscono la lettura che invece non vede l'ora di filare via dritta verso il sorprendete finale.

Tavola di Stefano Biglia
Gianfranco Manfredi scrive la migliore delle quattro storie presentate: tesa quasi sempre dall'inizio alla fine e con personaggi tratteggiati con poche ma significative pennellate. Stefano Biglia disegna un Tex perfetto, da arruolare subito fra i disegnatori ufficiali del Ranger! La colorazione fredda di Oscar Celestini si addice a questa storia ambientata in un innevato paese del Nebraska, dove Tex incontra una sua vecchia conoscenza, il cacciatore di taglie Scott Wannabe, giunto nello sperduto villaggio per rintracciare l'ultimo componente della banda Dillon. L'epilogo finale è un classico ma freschissimo esempio di come si dovrebbe scrivere Tex, facendo risaltare alcune delle sue qualità, come l'acutezza d'ingegno e il senso umano di giustizia che è superiore a quello che dice la fredda legge. Difetti? Un flashback che racconta l'episodio in cui Tex e Scott si conobbero: inutile perché non aggiunge nulla. E la spiegazione finale di Tex al superstite della banda: non serve perché sappiamo che il nostro Ranger ha un intuito superiore e lo aveva appena dimostrato nei fatti, le parole sono superflue.

Tavola di Nicola Genzianella
Dell'ultimo racconto, scritto da Mauro Boselli, rimane alla fine della lettura un po' di perplessità. L' ambientazione è affascinante (La valle sacra del titolo) fra rocce, canyon e grotte disegnate alla perfezione da Nicola Genzianella e colorate altrettanto bene dall'Overdrive Studio. Il tema è interessante: da una parte la ricerca da parte di vili criminali di un tesoro nascosto nella valle e custodito da un vecchio sciamano il cui antico passato da predone incrociò il fucile di Tex, dall'altra la vendetta del Grande Spirito che si abbatte sugli impuri di cuore. Ci sta pure il breve flashback con cui Tex rievoca il suo incontro con il predone, visto che aggiunge una informazione essenziale al racconto. Ma qualcosa non torna. Sarà perché il Ranger si fa beccare in un agguato nel canyon come l'ultimo dei polli, rimettendoci quasi la pelle? Sarà perché il volto che il pur bravo Genzianella ha dato a Tex non è affatto convincente? Sarà perché comunque nella resa dei conti finale Tex è troppo dipendente dall'aiuto ricevuto da non svelo chi? Sarà perché, quindi, il protagonista di questa storia potrebbe essere un cowboy qualsiasi e non il Ranger che noi tutti conosciamo?
L'esperimento short Tex ha funzionato poco, secondo me: è da rivedere in molti punti, soprattutto nella regola bonelliana di spiegare sempre tutto che, in questi casi, non andrebbe applicata, pena la trasformazione di una short story in una compressed long story con l'inevitabile calo di tensione narrativa.


Punto a favore dell'albo (ma indipendente dalla formula interna di short o long story) è la splendida copertina di Laura Zuccheri che regala a Tex un'espressione e una postura che sono più eloquenti di mille vignette.

domenica 1 dicembre 2013

In empatia con Alan Ford

"Non hai mai letto Alan Ford?"
Lei sgrana gli occhi al punto da farli diventare grandi quanto le lenti tonde che separano il mio viso dal suo. Due grandi fari cerchiati dal verde della montatura mi inchiodano alla sedia del bar. Dissimulando maldestramente disinvoltura, sorseggio un po' della mia birra rossa e rispondo:
"Beh, no. Non mi è mai capitato..."
"Allora devi leggerlo assolutamente! Vedrai che ti piacerà!"
Ed è così che la mia amica mi rifornisce di una sostanziosa quantità di albi di Alan Ford.
E io mi perdo nelle (dis)avventure di questo improvvisato agente segreto e dei suoi scalcinati compagni, usciti dalla prolifica immaginazione di Max Bunker e dalle preziose mani di Magnus.
Scopro un mondo popolato da incredibili personaggi, in cui si mostra con stile grottesco la faccia assurda della realtà mescolando cinismo e ironia, paradosso e tragicommedia.
E io finisco coll'immedesimarmi un questo improbabile agente segreto, tanto imbranato quanto simpatico, tanto disorganizzato quanto ingenuo. Ed entro in una tale empatia con Alan Ford che, mentre sto leggendo Il dente cariato, secondo episodio della collana, il mio dente del giudizio ricomincia a dolermi, così come accade al protagonista. Mi devo rivolgere al mio dentista, sperando di non incappare in quello barbuto della storia che pone la seguente terrificante domanda ad Alan:
"Hai qualche preferenza o ne piglio uno a caso?"


No, non me la fa questa domanda. E tanto meno estrae due denti, come capita allo sfortunato agente segreto. La mia piccola operazione fila liscia ma provo un po' di disappunto quando vedo che il professionale dottore non mi applica il dente d'oro col microfilm che invece Alan ha la fortuna di vedersi impiantato.
Ah, quale meravigliosa avventura avrei potuto vivere! Invece, esco dallo studio un po' mesto e ancora leggermente dolorante nonostante l'anestesia. Mi guardo comunque a destra e a sinistra per evitare un possibile agguato dei tre loschi figuri che cercano di sottrarre il dente ad Alan. Non c'è nessuno in giro. Mi avvio verso l'auto e la mia contrarietà raggiunge l'apice: mi rendo conto tristemente che la bella Margot non sbuca fuori all'improvviso stringendomi fra le sue calde braccia e confondendomi con le parole:
"Baciami, Alan... Fammi sentire se hai sangue nelle vene..."
La risposta di Alan potrebbe essere tranquillamente farina del mio sacco:
"Eh?.. Credo di sì, sono anche stato donatore di sangue!"


Non mi resta che consolarmi andando al più presto a farmi una birra con la mia amica, sperando che nel bar non ci sia nessun Superciuk pronto a stenderci con la sua celebre fiatata alcoolica!

domenica 24 novembre 2013

Dampyrizzato!

Disegno di Enea Riboldi
Non sono mai stato un appassionato di horror: non ho quasi mai visto un film, né letto un libro appartenenti al genere... E i fumetti? Beh, del mio tormentato rapporto con Dylan Dog ho già scritto qui. E di Dampyr non ho mai letto neppure una storia fino a qualche mese fa. Poi qualcosa è cambiato. Da un paio di mesi leggo le avventure dell'Investigatore dell'Incubo e da una decina seguo regolarmente le storie di Harlan Draka. Lo stimolo per acquistare gli albi del dampyr mi è venuto da un paio di amici che me lo hanno caldamente consigliato come uno dei migliori prodotti di casa Bonelli. Convinto anche dal fatto che il co-creatore del personaggio, il curatore della serie e l'autore principale è Mauro Boselli, mi son deciso ad impegnare parte delle mie finanze anche in questa collana.
Disegni di Paolo Bacilieri
 Così mi son reso conto che Dampyr non è un qualsiasi fumetto di genere ma un viaggio pieno di interessanti sorprese horror nelle tradizioni, nella storia e nella cultura di varie parti del mondo. Per dirla con le parole che Boselli ha usato nella recente intervista che mi ha rilasciato:
"...ho inserito in Dampyr tutto quell’archivio mentale horror, storico e folkloristico che non potevo, se non marginalmente, mettere nelle storie di Tex e di Zagor. Oltretutto, come mio personaggio, Dampyr mi permette una totale libertà, e quindi posso spaziare ovunque attraverso le mie preferenze, che sono vaste, nella letteratura e nel cinema, nell’immaginario, nella storia e appunto nella cultura popolare....Quindi Dampyr mi concede di avere maggior libertà narrativa e tematica."
La varietà di argomenti affrontati con scrupoloso approfondimento documentaristico e la capacità di costruirci attorno una storia interessante hanno fatto di Dampyr una delle letture mensili che vivo con maggior attenzione e divertimento.
E tutto questo nonostante le ultime storie soffrano di continui riferimenti alla continuity che solo un lettore di lungo corso può cogliere e che lo stesso Boselli ha sottolineato nell'intervista:
"Al punto in cui siamo, la serie ha una contnuity talmente stretta e complicata che io mi ci diverto a perdermi, però temo che i lettori non si raccapezzino più."
Disegni di Paolo Bacilieri
L'ultimo dubbio sulla serie è stato definitivamente spazzato via dall'avventura proposta nello Speciale numero 9, uscito il 22 ottobre e intitolato Gli studenti della scuola nera. Il motivo? Il connubio ideale tra la storia affascinante intrisa delle tradizioni nere della lontana Islanda, scritta da Mauro Boselli, e i disegni surreali e incantatori di Paolo Bacilieri. L'artista veronese è riuscito a rendere perfettamente la dimensione fantastica e leggendaria della vicenda grazie alle sue ammalianti tavole che trasportano il lettore indietro nel tempo fino al Seicento. E' in questo periodo, infatti, che Egil-Unamano e la strega Gudrun, alter ego rispettivamente di Harlan e della contemporanea Gudrun amica del dampyr, vivono le avventure nella fredda isola avvolta dalla neve e dai ghiacci, accompagnati dal mago Loftur l'Incantatore. L'espediente narrativo di far svolgere i fatti del passato nei sogni comuni di Harlan e Gudrun accrescono il carattere di leggenda e mito della prima parte della storia. Se Bacilieri è abile qui a trasmettere graficamente il freddo che i protagonisti, reali e onirici, sentono sulla loro pelle, è altrettanto bravo nella seconda parte dell'albo a calare il lettore nella torrida Svarta Skola, nelle cui aule, sprofondate fra gli abissi infernali, mostruosi professori insegnano la magia nera. Passato e presente, realtà e leggenda si mescolano continuamente accompagnando il lettore all'incredibile conclusione della storia.
Disegni di Paolo Bacilieri
E adesso non mi resta altro che recuperare la complessa continuity di Dampyr iniziando la lettura delle sue avventure a partire dal primo albo (Boselli è stato così gentile da farmi recapitare a casa i primi 66 numeri).

domenica 3 novembre 2013

Chemako e Lungo Fucile


La nascita di Lungo Fucile, un nuovo blog dedicato a Ken Parker, non può che essere salutata con entusiasmo dal blog Chemako. Daniele Giambi, l'autore del nuovo nato, è un grande appassionato di Ken e un fanatico collezionista di tutto quanto concerne il nostro amato personaggio di carta. E il sottotitolo del neonato blog recita infatti: Il blog per il collezionista di Ken Parker. 
Più precisamente l'intento di Daniele è il seguente:
"Un blog interamente dedicato a Ken Parker.Un blog aperto a tutti, sia ai collezionisti "incalliti" che come me da tanti anni amano e seguono Ken, sia ai fan/lettori dell'ultima ora che affascinati dalla profondità, semplicità e positività del personaggio, considerano ormai Ken molto più di un semplice fumetto. E sia, chiaramente, ai nuovi lettori di KP che vogliono saperne un pò di più, dopo  essersi incuriositi dalla lettura dei numerosi commenti trovati in rete.Un blog ove si parlerà di curiosità legate al collezionismo kenparkeriano ma anche delle magnifiche storie raccontate con sapienza da Giancarlo Berardi e illustrate con maestria da Ivo Milazzo. Si parlerà dell'Associazione Amici di Ken Parker, dei personaggi a fumetti che hanno accompagnato Ken nella sue avventure, delle collane inedite come delle ristampe e/o raccolte, di litografie, mostre dedicate a Ken o ai suoi autori, ecc...insomma di Ken Parker a 360°."
Daniele non poteva scegliere momento più opportuno per far nascere il suo blog, vista la coincidenza con il ritorno di Ken Parker in una pubblicazione inedita (della cui presentazione Daniele è stato testimone diretto a Lucca Comics & Games 2013).
In bocca al  lupo e so long, Daniele!

martedì 29 ottobre 2013

Ken Parker ha sessant'anni


"È una scelta coerente con la mia produzione. Ken è il mio alter ego, ha sempre avuto la mia età. Attraverso di lui guardavo me stesso, con i miei limiti, le mie utopie. Era una cassa di risonanza di quello che facevo o avrei voluto fare. Non aveva senso riprenderlo quarantenne."
Breve estratto dell'intervista ricca di informazioni sulle nuove storie di Ken Parker, rilasciata da Giancarlo Berardi al quotidiano Il secolo XIX e apparsa nell'edizione odierna. La trovate a questo link.

lunedì 28 ottobre 2013

Boselli e Frisenda: Tex che più classico non si può

 

La sensazione che ho provato dopo aver letto l'ultima pagina dell'albo Trappola a San Antonio è stata quella di avere tra le mani una solida, classica avventura di Tex. Insieme al numero precedente (il 635 della collana regolare), intitolato Il segreto del giudice Bean, la storia scritta da Mauro Boselli e disegnata da Pasquale Frisenda può vantare molti pregi.
Tanta azione e rocamboleschi colpi di scena, piombo a volontà e agguati nella migliore tradizione del western. Ma sarebbero poca cosa, puro manierismo, senza dei buoni personaggi, credibili e ben caratterizzati. La schiera dei cattivi è ben nutrita e differenziata: c'è l'avido e astuto Moon, protagonista in negativo dalla prima all'ultima pagina, c'è il vendicativo Shad fatto fuori dal cinico Pablo Morientes, capo di una banda di desperados, c'è la spia Gaban, melliflua e infida, c'è Joshua, abile nei travestimenti ma pericoloso anche con la pistola. Dall'altra parte della barricata, Tex Willer e Kit Carson ce la mettono tutta per tirare fuori dai guai il loro vecchio amico, il giudice Roy Bean, attorno alla cui figura ruota tutta la trama della storia. Boselli dà il meglio nella rappresentazione di questo personaggio storico entrato nella leggenda del west come la legge a ovest del Pecos.

Il giudice Bean, Danny e Sam disegnati da Sergio Tarquinio

Il bizzarro giudice era già stato protagonista di una vecchia storia di Tex del 1970, sceneggiata da Gian Luigi Bonelli e apparsa fra i numeri 117 e 120 della collana regolare, nella quale un grave malinteso lo aveva portato ad accusare Carson di furto di cavalli condannandolo alla pena, poi sventata da Tex, dell'impiccagione. Ma ancor prima del padre, Sergio Bonelli nei panni di Guido Nolitta, aveva creato nel 1959 una miniserie di cinque episodi intitolata Il giudice Bean su disegni di Sergio Tarquinio. Gli albi, pubblicati nella Collana Cow Boy nel 1963, si caratterizzano per sottili spunti umoristici che scaturiscono dai battibecchi fra l'ex sudista Roy Bean e il nordista brontolone Sam. Quest'ultimo e il nipote Danny sono i protagonisti delle parti più avventurose delle sceneggiature mentre il giudice, che si batte sempre per il rispetto della legge, risolve con sentenze sagge e imparziali intricate situazioni giuridiche.


La scelta di Boselli di riportare in scena un personaggio già affrontato da così illustri sceneggiatori si sarebbe potuta rivelare un boomerang. Invece lo scrittore milanese ci presenta un giudice Bean diverso da quelli del Bonelli padre e figlio, interessante e convincente. Sì perché, se da un lato c'è il forte e spavaldo uomo di frontiera della cittadina texana di Langtry che, asserragliato con un pugno di aiutanti nel suo saloon divenuto tribunale, non teme l'arrivo della folta banda di pericolosi desperados, dall'altro il vecchio giudice mostra i suoi sentimenti più intimi nell'amore per l'attrice inglese Lily Langtry. Pur di salvare la sua inarrivabile icona, prima si reca a San Antonio attirato da una falsa minaccia di rapimento dell'attrice durante la sua tournée teatrale. Poi, una volta caduto nella trappola, si fa torturare senza svelare ai suoi carcerieri il segreto su cui si è sviluppata tutta la trama, ovvero il nascondiglio del bottino di una vecchia rapina del quale Bean si era impossessato dopo averne impiccato il responsabile. Si decide a parlare solo quando la minaccia del rapimento dell'attrice diventa concreta. Boselli gioca molto, fin dall'inizio, anche con l'ambiguità di questo aspetto poco edificante per un giudice (l'essersi appropriato della refurtiva di una rapina), ma lo risolve brillantemente con il colpo di scena finale.


L'aspetto romantico si intreccia bene in una storia così violenta e ricca di tradimenti, morti ammazzati e sparatorie. Il finale è rocambolesco e la tensione, portata alle stelle con le tavole di pagina 110 e 111 in cui scopriamo finalmente il volto dell'attrice, si scioglie nella tavola successiva con un colpo da maestro di sceneggiatura.
Ma una storia a fumetti di Tex, per quanto ben congegnata nella trama e ricca di ottimi personaggi, non si potrebbe definire un classico se anche i disegni non fossero all'altezza. La sensazione che ho provato soffermandomi sulla parte grafica di quest'avventura è quella di essere di fronte ad un Tex tipico, esemplare; in altre parole, è come se avessi letto decine di altre storie di Aquila della Notte disegnate da Frisenda. Eppure l'autore milanese è un esordiente assoluto sulla collana regolare di Tex! D'altra parte, però, può vantare nel suo curriculum la firma di un Texone, e scusate se è poco! Si tratta di Patagonia, albo speciale scritto da Boselli stesso e molto apprezzato dal pubblico e dalla critica (di cui i protagonisti parlano rispettivamente in due interviste qui e qui). Evidentemente questa importante esperienza unita al suo indubitabile talento e alle sue precedenti prove nel fumetto western di Ken Parker e Magico Vento hanno fatto sì che il suo Tex appaia come un classico. Infatti quando il ranger compare in una vignetta, è su di lui che va l'attenzione del lettore: Tex è sempre nel focus con tutta la sua fisicità e con i profili del volto delineati precisamente. Tex comunica col proprio corpo, con i movimenti veloci e agili e con l'espressività del volto. In realtà tutti i personaggi sono disegnati con cura e in modo da differenziarli bene l'uno dall'altro: soprattutto i cattivi si distinguono fra di loro attraverso le emozioni che i loro sguardi e le loro espressioni lasciano trasparire. Si potrebbe dire che i tratti caratteriali con cui Boselli ha voluto connotare ciascuno di loro siano stati resi graficamente da Frisenda attraverso i volti e le movenze.


Un altro pregio della tecnica di Frisenda è la capacità di realizzare scene complesse di scontri e sparatorie (e in questa coppia di albi ce ne sono molte) senza perdere in chiarezza e dinamismo. Il lettore ha davanti a sé molti dettagli ma il quadro generale rimane nitido. In questo Frisenda è aiutato dalla sua abilità nel giocare con il chiaroscuro. Molte delle scene più movimentate, infatti, sono notturne e qui le tenebre illuminate dalla luce lunare o dal sole albeggiante o dai lampi degli spari sono una puro divertimento per gli occhi.
Ecco come si scrive e si disegna un'avventura di Tex!

venerdì 25 ottobre 2013

Ken Parker continua con Mondadodi


Svelato il nome dell'editore che riproporrà le avventure di Ken Parker: si tratta di Mondadori. Ne ha dato notizia in anteprima Fumettologica, il nuovo ricco webmagazine di informazione e approfondimento fumettistico curato da Matteo Stefanelli e soci.
Qui e qui si racconta di come le dodici tavole inedite che costituiscono il portfolio, edito da Spazio Corto Maltese e presentato in anteprima a Lucca Comics & Games il prossimo 31 ottobre, non sono altro che la prima parte di un'avventura che verrà terminata da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo e pubblicata da Mondadori, appunto. Nel frattempo, nel 2014 l'editore milanese riproporrà tutta la saga di Lungo Fucile in prestigiosi volumi distribuiti in edicola, fumetteria e libreria. Il primo indizio della conclusione della storia di Chemako ha finalmente trovato, dopo tre anni, un riscontro reale e definitivo.
La vera chicca presentata da Fumettologica è costituita dall'anteprima di due delle dodici tavole di cui si compone il portfolio: le potete ammirare qui. Mi fa piacere ritrovare un Ken che, anche se smunto e affaticato, non la manda a dire quando dei valori come la lealtà e la solidarietà (così importanti in un universo particolare come quello carcerario) vengono calpestati dal furbetto di turno.

domenica 20 ottobre 2013

E ora qualcosa di completamente diverso: Orfani


Dopo tanta attesa da parte dei lettori e tanto battage pubblicitario da parte della Sergio Bonelli Editore (non ricordo un simile spiegamento di uomini e mezzi per il lancio di una serie) è uscito Orfani, la collana mensile a fumetti di ambientazione sci-fi scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Emiliano Mammuccari, che si svilupperà in stagioni di dodici numeri (ne sono state progettate due e la terza è in programma, ma la sua realizzazione dipenderà dalle vendite della prima). Perché tanta attesa? Perché, a suo modo, è una serie rivoluzionaria per la Bonelli, essendo la prima interamente progettata a colori. Certo, ci sono i Color Tex e Color Zagor e il Dylan Dog Color Fest, ma sono pubblicazioni annuali (o semestrali, come sta diventando il Color Tex) e, soprattutto, il colore è il classico in quadricomia usato anche per celebrare i numeri centenari delle varie serie. Orfani, invece, ha usato una tecnologia completamente diversa: i colori sono più vividi e realistici, e il risultato è strepitoso. Ne giova la stessa narrazione, di cui il colore diventa parte essenziale. La storia è tesa, il ritmo è alto e le inquadrature delle scene di combattimento (che coprono una buona parte delle pagine) sono mozzafiato.


Azione, azione, e ancora azione per un'avventura di fantascienza bellica che serve a presentare i protagonisti della serie. Abbiamo capito che sono dei ragazzini sopravvissuti ad un attacco devastante portato alla Terra da parte di una forza aliena. Rimasti orfani, vengono sottoposti ad un addestramento particolare grazie al quale entrano a far parte di una sorta di squadra speciale di combattimento. Nella seconda parte dell'albo, spostata temporalmente in avanti di qualche anno rispetto alla prima, li vediamo risolvere positivamente e con disinvoltura un attacco terrestre al pianeta alieno che stava mettendosi male. Sono dei duri, e parlano da duri.
Il target dichiarato della serie è quella schiera di giovani cresciuti a videogame e che ha un "cattivo" rapporto con i fumetti di carta classici, ovvero il bianco e nero alla Tex ma anche quello alla Dylan Dog. Non si può restare indietro e la Bonelli, senza abbandonare il suo classico bianco e nero, cerca nuovi lettori. E fa bene. E tanto di cappello ancora alla sua capacità di innovarsi senza tradire i valori della sua tradizione, ossia produrre storie d'avventura curate con la massima qualità e col massimo rispetto verso il lettore. Poi una serie può piacere o meno, ma l'impegno che c'è dietro è indiscutibile. Detto questo, la fantascienza bellica da una parte e il colore dall'altra non sono rispettivamente nè il mio genere nè il mio modo di fruire il fumetto preferiti. Tuttavia apprezzo il lavoro nei testi e nei disegni di Orfani e penso che la curosità di andare a vedere come andrà a finire mi porterà ad acquistare anche gli albi successivi.


Citazioni, ispirazioni, rimandi alla base di questo primo numero, li spiega Recchioni sul suo blog.

domenica 13 ottobre 2013

Il manifesto di Mario Alberti per il Trieste Science+Fiction


Ma quanto è evocativo il manifesto che Mario Alberti ha realizzato per l'edizione 2013 del festival Trieste Science+Fiction?

"L’idea era di riprodurre una locandina classica per un film che però non esiste, libero sfogo alla fantasia! La mia e, spero, quella di chi guarda il poster e può immaginare la “sua” storia."
Appuntamento quindi a Trieste dal 30 ottobre al 3 novembre con "il" festival della fantascienza italiano!
Quest'anno, tra l'altro, si festeggia il 50esimo anniversario del Festival Internazionale del Film di fantascienza del quale l'attuale Trieste Science+Fiction ha raccolto l'eredità a partire dal 2000. La sua prima edizione, infatti, si svolse a Trieste nel 1963 e, nell’arco di vent’anni fino al 1982, ha ospitato nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia grandi personalità come Forrest J Ackerman, Arthur C. Clarke, Roger Corman, Umberto Eco, Riccardo Freda, Frederik Pohl, Bertrand Tavernier.

venerdì 11 ottobre 2013

Intervista a Mauro Boselli


"...per riuscire a scrivere Tex senza sbagliare, visto che lui non sbaglia, bisogna immedesimarsi molto in questo personaggio dotato di qualità più che umane. Per me, devo dire, è stato abbastanza facile, perché ero praticamente a scuola dall'alter ego umano di Tex, ossia Gian Luigi Bonelli, dunque so benissimo cosa Tex pensa e fa in una determinata situazione."
Il resto dell'intervista che Mauro Boselli mi ha concesso, la trovate qui su Fucine Mute.
Buona lettura!

lunedì 7 ottobre 2013

Canto di Natale


Via ComicsBlog apprendo che Canto di Natale è il titolo della storia inedita di Ken Parker, che gli autori Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo presenteranno in anteprima al Lucca Comics & Games 2013 fra meno di un mese. Un altro tassello si aggiunge.
Splendido il disegno di Milazzo!

domenica 29 settembre 2013

Dio, quanto tempo!


"Sarà un portfolio di circa 27 x 38 centimetri, con custodia in cartone e un costo che si aggira sui 100 euro, 10 euro più, 10 euro meno. La storia, 12 pagine a colori, disegni in acquerello, in carta pregiata, sarà preceduta da un frontespizio firmato e numerato dagli autori. Il tutto realizzato da Ivo Milazzo, su testi di Giancarlo Berardi. E questa nuova storia di riprenderà esattamente da dove si era conclusa la saga, col nostro eroe che si trovava in carcere, ma probabilmente ne uscirà fuori.."
Sono le parole di Mattia Sparagna, titolare della Spazio Corto Maltese, che ho tratto dal sito postcardcult. Ancora Sparagna:

"Berardi e Milazzo saranno presenti al nostro stand sin da giovedì 31 ottobre, così come ci sarà il portfolio, tirato in mille copie (ma ne porteremo a Lucca circa la metà), e presentato in una conferenza con data e luogo ancora da fissare con l'organizzazione di Lucca"

mercoledì 25 settembre 2013

Maledetta balena: l'anteprima


Sogno, ricordo, realtà e fantasia. Sono ingredienti che Walter Chendi ama usare nei suoi racconti a fumetti. Li ritroviamo, dosati con la solita maestria, nelle prime quindici tavole del nuovo nato, Maledetta balena, disponibili in anteprima sul sito dell'autore triestino.
C'è un gabbiano, un dottore, un marinaio di nome Giovanni e la guerra. E ci sarà molto altro, di certo una donna.

Questa “Maledetta balena” mi soddisfa più di qualsiasi altra balena precedente. Mi ritrovo a desiderare il momento di andar avanti con la prossima pagina, col prossimo problema, con la prossima inquadratura. Non so perché oggi accada questo. Non oso e non posso dire che questa storia sia talmente buona che anch’io ne aspetto la soluzione. Non oso neanche pensarlo. Poi i lettori saranno quelli, ormai li conosco quasi tutti per nome e cognome, e per quegli altri, che non la leggeranno mai, mi dispiace…non dipende da me.
Queste parole di Walter, rubate da un post dell'anno scorso sul suo sito, rivelano la passione quasi smaniosa che ha accompagnato l'autore nello scrivere e nel disegnare questa storia. Per come lo conosco, per la sua precisione e cura nei dettagli, per la sua nitida linea chiara, per la sua capacità di affrontare qualsiasi tema con delicatezza e profondità ma senza retorica, Maledetta balena non tradirà le attese. E quando si potrà godere del racconto anche sfogliando le pagine del libro sul quale verrà stampato, sarà un bel momento.

mercoledì 18 settembre 2013

Quando agli ebrei italiani furono tolte le scarpe


Il 18 settembre di 75 anni fa Benito Mussolini proclamò l'emanazione delle leggi razziali durante un discorso tenuto davanti ad una plaudente folla oceanica, raccolta in Piazza Unità d'Italia a Trieste. Per l'allestimento dell'imponente palco dal quale il Duce parlò, fu spostata di lato la fontana dei quattro continenti. Solo pochi anni fa la fontana venne rimessa nella sua posizione centrale originale. E, accanto a questa fontana, oggi, a 75 anni di distanza, il sindaco Roberto Cosolini scopre una targa d'acciaio che ricorda quel tragico giorno, macchia incancellabile del regime fascista e della monarchia italiana: 
"Nel pavimento in arenaria di piazza Unità inseriremo una targa di acciaio, e non di bronzo, una lastra che vuole essere un filo della memoria con quella lastra, sempre in acciaio, del forno crematorio della Risiera di San Sabba."
Queste sono alcune parole pronunciate dal primo cittadino nel suo intervento tenuto durante la cerimonia commemorativa del 75esimo anniversario, avvenuta lunedì 16 settembre nella sala del Consiglio Comunale. Fra i vari interventi, particolarmente utile per capire la genesi e la portata di questo fatto storico, è stata la lectio magistralis tenuta da Michele Sarfatti del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano,  (il testo è integralmente disponibile qui).



Nel 2010, il triestino Walter Chendi scrisse e disegnò un toccante racconto a fumetti ambientato in quei tragici giorni: La porta di Sion. Il protagonista è Jacob, un ragazzo triestino come tanti, che il 18 settembre del 1938 in Piazza Unità d'Italia scopre però di essere diverso dagli altri. Dopo il discorso del Duce molti ebrei, fra cui Jacob, si sentono come se avessero tolto loro le scarpe. Il ragazzo si vede scalzo: la nudità dei suoi piedi sottolinea la sua diversità e il dolore che lo accompagnerà ad ogni passo. Il tradimento di una patria che non lo accetta più e l'amore verso una giovane ebrea polacca lo porterà a seguire il destino di tanti altri ebrei dell'Europa centro-orientale (ben 160 mila) che, negli anni Trenta, fuggirono dalle persecuzioni salpando dal porto di Trieste verso la terra promessa, rappresentata dalla Palestina.


Una storia personale di un ragazzo che diventa adulto nel giro di due settimane, lasciandosi alle spalle il bambino che era e la vita spensierata di garzone di macelleria. Jacob ha trovato l'amore e una nuova patria felice di accoglierlo. Non altrettanta fortuna ebbero migliaia di ebrei italiani che vennero privati prima delle scarpe, poi della dignità e infine della vita.
Tutto ebbe inizio il 18 settembre del 1938, a Trieste, in Piazza Unità d'Italia.



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