lunedì 6 gennaio 2014

Il blu è un colore caldo


Avere il coraggio di vivere i propri sentimenti contro tutto e contro tutti, sfidando i pregiudizi per realizzare sé stessi. Questo è il tema dell'intenso racconto a fumetti Il blu è un colore caldo, di Julie Maroh, pubblicato in Italia lo scorso ottobre da Rizzoli Lizard. Non è un tema originale, ma la giovane autrice francese lo affronta in modo sincero e realistico, narrandoci la storia di Clementine, un'adolescente francese alle prese con i classici problemi che quest'età porta con sé. Crescere, diventare donna, entrare nel mondo degli adulti, conoscere l'amore e i suoi primi struggimenti.
Il liceo è l'ambientazione di questo primo stadio di sviluppo di Clem, raccontato in flash-back una quindicina d'anni dopo, da Emma, la ragazza più grande dai capelli blu che ha sconvolto la vita di Clem. Emma legge il diario della giovane protagonista, facendoci capire subito che Clem non c'è più e che la lettura del diario è una sorta di testamento che la ragazza ha lasciato ad Emma, l'amore della sua vita. Siamo subito avvolti, quindi, da una profonda tristezza, accentuata dai colori sbiaditi e cupi con cui è disegnata la narrazione presente e dalle tonalità di grigio che la Maroh ha usato invece per rappresentare il passato. L'unica calda nota di colore è il blu. Blu è la copertina del diario ricevuto in regalo da Clem per i suoi 15 anni. Blu è la maglietta indossata dal ragazzo di quinta con cui Clem inizialmente esce, senza però provare un vero e sincero trasporto. Blu, soprattutto, sono i capelli e gli occhi di Emma, incrociata per caso in un'affollata piazza, teatro di uno scambio di sguardi che cambierà le vite delle protagoniste.




"Ho chiesto a mia madre di lasciare sulla mia scrivania, per te, ciò che ho di più prezioso: i miei diari. Voglio che sia tu a conservarli: contengono tutti i miei ricordi di adolescente colorati di blu. blu inchiostro blu cielo blu Klein blu ciano blu oltremare. Il blu è diventato un colore caldo. Ti amo, Emma, sei l'amore della mia vita."
Si dipana così la storia di un sentimento nuovo e dapprima negato da Clem: "Le cose non devono funzionare in questo modo: alle ragazze piacciono i ragazzi", si ripete. Ma l'inconscio le rende la vita difficile parlandole, notte dopo notte, attraverso sogni molto espliciti, dai quali Clem si sveglia sempre con maggiore affanno. Prezioso, a questo punto, si rivela l'aiuto di Valentin, l'amico gay, che le fa capire che un sentimento sincero non deve essere represso perché non può fare del male a nessuno. La introduce nell'ambiente gay della città ed è così che, in un bar, Clem rivede Emma. Da allora l'adolescente non potrà fare a meno di seguire ciò che prova, di manifestare quello che è, trovando però la rabbiosa ostilità degli amici e dei genitori.



Il finale, già preannunciato nel prologo, è straziante ma del tutto realistico. L'autrice è riuscita a raccontare una storia vera e schietta, senza cadute nel melenso o, peggio, nel patetico. Ci ha parlato della nascita e della tragica fine di una storia d'amore che ha dovuto lottare contro una discriminazione devastante. E' andata al di là del tema omosessuale, pur importante e centrale nel racconto. Il libro non va letto, infatti, come una pura denuncia dei pregiudizi che gay e lesbiche subiscono nelle nostre società occidentali. La Maroh avrebbe potuto raccontarci una storia dove Clem è una francese doc ed Emma un'immigrata o dove la prima è di alta estrazione borghese mentre la seconda di basso rango sociale. Non sarebbe cambiato molto perché, comunque, protagonista sarebbe stato un amore che si accende, si spezza e si ravviva in un mondo soffocato dai pregiudizi. Come scrive Clem rivolgendosi ad Emma:
"Ma tu mi hai già salvata amore mio. Mi hai salvata da un mondo costruito su pregiudizi e su una morale assurda. Mi hai aiutata a realizzarmi pienamente."
La vita di Adèle
Il libro ha vinto il premio Fnac al Festival di Angoulême 2011 ed ha ispirato La vita di Adèle, il film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2013.

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