sabato 30 gennaio 2016

"Lo scultore" di Scott McCloud: un capolavoro sulle domande fondamentali della vita


A quasi un anno dalla sua uscita in Italia per la Bao Publishing ho letto Lo scultore, fumetto scritto e disegnato da Scott McCloud. L'americano che ci ha spiegato cosa sia il fumetto attraverso un saggio a fumetti ha creato una storia che racchiude in sé una forza dirompente, che ho avvertito in ben pochi altri fumetti letti recentemente. Lo scultore ti colpisce per la sua sincerità, per il saper mettere a nudo i sentimenti e le idee del protagonista, David Smith, in un modo realistico e immediato. E per il tema, ovviamente, che ti fa riflettere a lungo, dopo che hai girato l'ultima pagina del volume.



David Smith è un giovane scultore in piena crisi artistica e di vita. Spiantato, senza un soldo e con un solo amico, non sa dove sbattere la testa. Ma in suo aiuto accorre un vecchio zio che, durante una lunga ed animata conversazione in una tavola calda, lo porta a riflettere sulla sua condizione. Alla fine del dialogo David si convince a stringere un patto faustiano con il suo parente, che altri non è se non la Morte. Il giovane riceverà il dono di plasmare qualunque materia con le proprie mani per duecento giorni, trascorsi i quali morirà. Ciò che David non può prevedere è che nell'arco di questo periodo conoscerà una ragazza di cui si innamorerà e questo, ovviamente, cambierà tutto. L'Arte è, per David, sopra ogni cosa, la vita trova senso solo nell'espressione della sua anima attraverso la scultura. Ma non solo l'espressione, anche la conseguente comprensione da parte degli altri. L'accoglienza del pubblico, il giudizio altrui è un forte bisogno che, nonostante il dono, non riesce comunque a soddisfare. E da qui si rafforza una frustrazione logorante, accentuata dal tempo che fugge inesorabile. Anche se non capisci nulla di Arte, ti senti preso da questo vortice e vivi insieme a David il suo dramma, il suo soffocante bisogno di vincere l'Oblio.



Lo spiraglio di luce arriva inaspettatamente con l'ingresso di una ragazza, Meg, nella vita di David. Meg è una donna complicata, con la quale è difficile convivere. Anche lei è animata da una forte tensione interiore, dalla necessità di trovare un'affermazione nella propria vita. Il rapporto fra i due è molto contrastato e dolce allo stesso tempo. David però riesce ad arrivare fino al fondo di questo percorso tortuoso e accidentato che è la loro storia d'amore. E ci riesce condividendo il suo segreto. Meg è il mezzo e il fine attraverso cui l'arte e la vita di David trovano il loro senso.



La risposta di McCloud all'eterna domanda "Cosa lasciamo dopo la nostra morte? Quale è la nostra eredità" ad alcuni è parsa banale e scontata. La ritengo invece l'unica possibile, in quanto vera e concreta, in quanto la sola che connoti la nostra specie, ovvero ciò che ci distingue, senza peraltro renderci superiori, agli altri esseri viventi. Non dico di più perché voglio lasciare intatta ai futuri lettori la gioia e la commozione che nascono dalle ultime tavole.
Aggiungo ancora che le quasi cinquecento pagine della storia sono disegnate con uno stile grafico molto coinvolgente: al bianco e nero di base si aggiungono tante tonalità di blu con le quali McCloud ombreggia, riempie, conferisce tono, spessore e sentimento al disegno. Le anatomie dei personaggi sono semplici ma espressive, mentre la città, gli edifici, le strade e le sculture ardite di David sono l'altro protagonista della storia.



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