mercoledì 17 febbraio 2016

Italiani a Kobane





















Due italiani a Kobane: Zerocalcare e Karim Franceschi. Non so se si conoscano, ma entrambi hanno scritto due libri su Kobane, la città curda nella regione siriana del Rojava che ha respinto l'assalto dell'Isis.
Zerocalcare (al secolo Michele Rech) ha usato il linguaggio che conosce bene, il fumetto, per comporre un diario del viaggio tra Turchia, Siria e Irak, condotto insieme al Rojava Calling. Ragazzi dei centri sociali, che portano aiuti umanitari alle popolazioni curde.
Dai centri sociali viene anche Karim Franceschi. E anche lui è andato a Kobane per consegnare aiuti umanitari. Solo che poi ha fatto un passo in più. Si è unito ai combattenti e ha difeso la città con il kalashnikov. Preparazione zero. Motivazione tanta. Un ragazzo che, giunto sul posto, ha sentito dentro di sé il bisogno di compiere una scelta chiara e irrevocabile: diventare un partigiano, come fece il padre più di settant'anni prima su altre montagne, contro nemici molto diversi, ma, nello stesso tempo, molto simili.
L'effetto sperato di questi due libri è informare. Far conoscere ad un pubblico anestetizzato la la lotta dei curdi. Una lotta per realizzare una società partecipata, democratica e governata dal basso. Una rivoluzione egualitaria. Che fa paura a tutti: ai fascisti dell'Isis, ai turchi, agli americani e a tutte le pseudo-democrazie occidentali che si fondano su principi ben diversi dalla distribuzione paritaria delle ricchezze, dal rispetto della natura e dall'eguaglianza concreta fra uomo e donna. I curdi del Rojava ci stanno provando ma hanno tutti contro. Quasi tutti: Michele e Karim sono dalla loro parte.

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