lunedì 26 settembre 2016

Cinque anni senza Sergio Bonelli



Il 26 settembre di cinque anni fa moriva Sergio Bonelli.
Pasquale Frisenda, una delle punte di diamante della sua casa editrice, lo ricordava con questo disegno che non ha bisogno di nessuna parola.

martedì 20 settembre 2016

Il futuro di Nathan Never


Giugno 1991 - giugno 2016: 25 anni di presenza continua nelle edicole da parte di Nathan Never. Un traguardo importante, festeggiato dalla Sergio Bonelli Editore attraverso un insieme di eventi che hanno visto (e non poteva essere altrimenti) il ritorno sulle scene dei tre creatori del personaggio: Bepi Vigna, Antonio Serra e Michele Medda.
Il primo ha realizzato il progetto più ambizioso e intrigante: rivedere sotto una luce nuova e straniante i fatti drammatici che hanno portato Nathan a diventare un Agente Speciale Alfa. Il risultato è una miniserie, Anno Zero, composta da sei numeri, tuttora in corso, disegnata in toto da Roberto De Angelis. Atmosfere cupe, nel tratto e nella narrazione, accompagnano il lettore in una torbida spirale che sta portando Nathan a mettere in dubbio verità, che tanto lui quanto noi, ritenevamo date e scontate. La sensazione, dopo aver letto quattro albi, è che qualcosa di sconcertante e rivoluzionario stia per accadere nei prossimi due numeri finali. Può succedere veramente di tutto, la suspance creata con maestria da Vigna è veramente alta. Staremo a vedere.




Antonio Serra ha realizzato una trilogia, che ha accompagnato il lettore lungo i mesi estivi nella collana regolare. C'è stata l'ennesima fine del mondo di Nathan come lo avevamo imparato a conoscere dopo la guerra dei mondi. Serra, nella rubrica introduttiva di Alfacom, ci svela che non sceneggerà più storie di Nathan e che questa era la fine che aveva progettato per il personaggio fin dall'inizio dell'avventura in edicola. Certo, nel corso degli anni, l'dea si è ampliata ed evoluta, ma il nocciolo è rimasto quello originale. Devo confessare di essere rimasto piuttosto deluso di questo finale. Omega non mi ha mai convinto come grande nemico di Nathan: il vecchio Arsitotele Skotos lo sopravanza di molte spanne in quanto a figura di malvagio. L'artificio narrativo di swappare i due soli nei due universi paralleli in cui due mondi di Nathan stavano evolvendo mi è parsa banale. Per quanto ne dica Serra nella sua versione, son disposto da lettore a sospendere la mia incredulità di fronte ad un'opera di fantasia ma, in questo caso, lo sforzo che mi viene richiesto è eccessivo. L'escamotage mi è sembrato insipido e l'intervento risolutore dell'Uomo Quantico alquanto ridicolo. La trilogia scritta dal classico Sergio Giardo mi aveva quasi convinto, a metà di essa, ad abbandonare la lettura della serie. Mi son sforzato di continuare, più per onor di firma che per desiderio di capire come sarebbe andata a finire.




Pertanto, anche l'acqusito del successivo albo a colori di settembre è stato un piccolo sforzo, per fortuna, però, più che ripagato. Infatti la storia disegnata da Germano Bonazzi è stata scritta e sceneggiata da Michele Medda, autore che ho sempre seguito e apprezzato e, devo dire, anche questa volta la mia fiducia è stata ampiamente ripagata. Dopo la catastrofe planetaria della trilogia di Serra, si passa ad un'atmosfera molto più intima e riflessiva. Nathan ritorna ad uno dei suoi mood classici, un'indagine alla Marlowe nei bassifondi della città, a contatto con un'umanità reietta ed ai margini. Azione sì, ma soprattutto psicologia, dialoghi e analisi introspettiva. Questo è uno dei generi narrativi, in cui viene coniugato Nathan, che preferisco. Medda è ritornato a casa e, come scrive nella rubrica di Alfacom, l'ha trovata un po' diversa da come l'aveva lasciata. Tanti autori, forse troppi, hanno scritto storie per Nathan. C'è bisogno, secondo me, di più sceneggiature di Medda e, ce lo rivela sempre lui, ce ne saranno, tanto sulla serie regolare, quanto su una futura miniserie di sei numeri. Questa è un'ottima notizia che, insieme alla presenza di Vigna, mi fanno ben sperare per il futuro di Nathan.

sabato 17 settembre 2016

Oklahoma! o della prudenza di Sergio Bonelli


I canoni da rispettare quando si scrive Tex sono un affare molto serio. Ne sanno qualcosa illustri sceneggiatori di fumetti quali Guido Nolitta (ovvero Sergio Bonelli) e Giancarlo Berardi. Il compianto editore e autore milanese scrisse il primo Tex "sbagliato", Caccia all'uomo, una storia pubblicata nel 1976 dove il Ranger è umano perché cade in errore. Una vicenda emozionante e commovente, diventata un classico. Ma sbagliata, perché Tex non può permettersi certi abbagli, come giudicare colpevole un uomo innocente.
Berardi scrisse invece Oklahoma!, storia disegnata da Guglielmo Letteri, in cui Sergio Bonelli intervenne come censore. Nella veste di curatore di Tex, la giudicò troppo distante dai canoni texiani e quindi la dirottò fuori dalla serie regolare. Inconsapevolmente diede così vita nel 1991 al primo numero di quella collana che ancora oggi esce in edicola con il nome di Maxi Tex. Anche Oklahoma! ormai è diventata un classico al punto che la Sergio Bonelli Editore la ripropone in fumetteria e libreria in un'edizione molto curata: un volume cartonato a colori.
Ma quali furono i motivi per cui Bonelli non la volle pubblicare all'interno della serie mensile, come da progetto iniziale? Vediamo cosa ne pensa lo stesso Berardi e l'attuale curatore di Tex, Mauro Boselli, quando ne parlammo nell'ambito di due interviste distintepubblicate su Fucine Mute.




Giancarlo Berardi: Sergio apprezzò molto il mio Oklahoma! – anche se ne censurò qualche pagina – però temeva il giudizio dei lettori texiani, piuttosto conservatori e restii alle innovazioni. Scrisse una premessa all’edizione, in cui usò bellissime parole nei miei confronti, definendomi “principe del fumetto” (il re era suo padre). Per me, si era trattato di una sfida. Ero cresciuto con Tex e rispettavo molto il suo autore. Affrontai il lavoro con grande umiltà, leggendo almeno duecento episodi di Aquila della Notte. Ne diedi una versione il più possibile aderente all’originale, ma, evidentemente, un po’ di “berardite” filtrò tra le righe. L’albo venne ristampato più volte.

Mauro Boselli: Sergio si sentiva abbastanza libero quando si trattava di scrivere le sue storie, perché lui era un autore e quindi si concedeva giustamente delle libertà. Anche io stesso, infatti, nonostante sia il curatore da un anno di Tex e quindi sappia benissimo come lo si dovrebbe scrivere, ogni tanto quando scrivo mi lascio la briglia sciolta per tirar fuori gli effetti buoni. Questo deve fare l’autore, non può reprimersi e tarparsi continuamente, sennò si rischia l’implosione, come è successo in altri casi in passato. Quando invece si trattava di essere curatore (a quell’epoca era Sergio il primo curatore di Tex insieme a Decio Canzio), era molto severo e infatti vide in Oklahoma! di Berardi qualcosa di anomalo, di troppo moderno che io personalmente ora non noto più.
Oklahoma! di Berardi è stata una delle storie che ho giudicato tipiche di un nuovo modo di interpretare Tex pur alla luce del Tex classico, e che mi hanno permesso di scrivere storie come Il passato di Carson e Gli invincibili, mi hanno permesso cioè di liberarmi un po’. Berardi, infatti, ha scritto Oklahoma! rispettando perfettamente il personaggio, rispettando la tradizione e il dialogo, che anzi è molto brillante, ma usando però certi suoi meccanismi, certi suoi cosiddetti siparietti, che siparietti poi non sono, cioè delle sottotrame, degli approfondimenti psicologici, dei passaggi narrativi moderni che rendono questa storia un capolavoro pur trattandosi in fondo di una vicenda semplice e classica, ma epica. All’epoca la prudenza di Sergio l’aveva messa fuori dalla serie regolare, ma qualche anno dopo probabilmente non l’avrebbe fatto, altrimenti non avrebbe accettato la nascita di certe mie storie! Questo, però, permise di creare la collana dei Maxi. Allo stesso modo la storia Tex il grande!, di Buzzelli, che all’epoca lui giudicava anomala, gli permise di creare la collana dei Texoni. Quindi alla fine questi dubbi si son rivelati scelte editoriali vincenti. Però la sua prudenza come editore era superiore al suo coraggio come autore.


Io credo che tanto Caccia all'uomo quanto Oklahoma! siano delle storie in cui gli sceneggiatori hanno rispettato il personaggio introducendo però degli elementi di modernità, hanno osservato la tradizione apportando delle feconde innovazioni. Il tutto ha fatto sì che poi il character di Tex si sia evoluto pur rimanendo fondamentalmente se stesso. In fondo è grazie anche a queste intelligenti sperimentazioni se oggi possiamo godere delle storie alla francese presentate nella collana Romanzi a fumetti di Tex, dove disegnatori del calibro di Paolo Eleuetri Serpieri, Mario Alberti e del prossimo e attesissimo Giulio De Vita hanno prestato il loro talento al grande Aquila della Notte.

mercoledì 14 settembre 2016

Mysteri colorati


Oggi, dopo le 18, accendo la radio sintonizzata su Radio 2 e ascolto una voce che, con toni  melodrammatici, declama più o meno le seguenti parole:


Preparatevi ad affrontare civiltà scomparse, edifici impossibili, oggetti enigmatici, presenze inquietanti

Ho avuto il dubbio che si trattasse di uno dei geniali trailer di film impossibili realizzati da 610.
Invece no. Stavo ascoltando una pubblicità reale di un'iniziativa fumettistica molto interessante: la ristampa a colori delle avventure di Martin Mystère, il personaggio ideato da quel fumettista vulcanico che risponde al nome di Alfredo Castelli.
Consiglio a chi ancora non conosce questo fumetto, di catapultarsi domani, giovedì 15 settembre, in edicola per acquistare la prima delle venti uscite settimanali di cui si compone questa iniziativa editoriale a cura del gruppo La Repubblica - L'Espresso.
Il motivo è semplice. Più di 30 anni fa, nell'aprile del 1982, la Sergio Bonelli Editore propone questo nuova serie d’avventura che ha come oggetto temi misteriosi, scientificamente e storicamente ben documentati, affrontati dal protagonista nel presente. Realizza così un’attualizzazione dell’avventura che rivoluziona le sorti della casa editrice milanese, aprendo la strada a tutte le serie successive. E questa collezione storica a colori presenta in ordine cronologico due/tre storie originali per volume. In pratica buona parte delle migliori avventure del Detective dell'Impossibile, con tanto di ricco apparato redazionale.
Su Martin Mystère ho trascorso molte ore divertenti e interessanti, imparando quasi sempre qualcosa, perché Castelli riesce a presentare in modo intelligente, e tale da stimolare la curiosità del lettore, argomenti anche complessi. E si capisce, fra le righe, che anche lui, in fase di scrittura e, prima, di documentazione si è divertito a scoprire e poi a trasmettere al lettore fatti, persone o vicende nuove e stimolanti.

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