sabato 17 settembre 2016

Oklahoma! o della prudenza di Sergio Bonelli


I canoni da rispettare quando si scrive Tex sono un affare molto serio. Ne sanno qualcosa illustri sceneggiatori di fumetti quali Guido Nolitta (ovvero Sergio Bonelli) e Giancarlo Berardi. Il compianto editore e autore milanese scrisse il primo Tex "sbagliato", Caccia all'uomo, una storia pubblicata nel 1976 dove il Ranger è umano perché cade in errore. Una vicenda emozionante e commovente, diventata un classico. Ma sbagliata, perché Tex non può permettersi certi abbagli, come giudicare colpevole un uomo innocente.
Berardi scrisse invece Oklahoma!, storia disegnata da Guglielmo Letteri, in cui Sergio Bonelli intervenne come censore. Nella veste di curatore di Tex, la giudicò troppo distante dai canoni texiani e quindi la dirottò fuori dalla serie regolare. Inconsapevolmente diede così vita nel 1991 al primo numero di quella collana che ancora oggi esce in edicola con il nome di Maxi Tex. Anche Oklahoma! ormai è diventata un classico al punto che la Sergio Bonelli Editore la ripropone in fumetteria e libreria in un'edizione molto curata: un volume cartonato a colori.
Ma quali furono i motivi per cui Bonelli non la volle pubblicare all'interno della serie mensile, come da progetto iniziale? Vediamo cosa ne pensa lo stesso Berardi e l'attuale curatore di Tex, Mauro Boselli, quando ne parlammo nell'ambito di due interviste distintepubblicate su Fucine Mute.




Giancarlo Berardi: Sergio apprezzò molto il mio Oklahoma! – anche se ne censurò qualche pagina – però temeva il giudizio dei lettori texiani, piuttosto conservatori e restii alle innovazioni. Scrisse una premessa all’edizione, in cui usò bellissime parole nei miei confronti, definendomi “principe del fumetto” (il re era suo padre). Per me, si era trattato di una sfida. Ero cresciuto con Tex e rispettavo molto il suo autore. Affrontai il lavoro con grande umiltà, leggendo almeno duecento episodi di Aquila della Notte. Ne diedi una versione il più possibile aderente all’originale, ma, evidentemente, un po’ di “berardite” filtrò tra le righe. L’albo venne ristampato più volte.

Mauro Boselli: Sergio si sentiva abbastanza libero quando si trattava di scrivere le sue storie, perché lui era un autore e quindi si concedeva giustamente delle libertà. Anche io stesso, infatti, nonostante sia il curatore da un anno di Tex e quindi sappia benissimo come lo si dovrebbe scrivere, ogni tanto quando scrivo mi lascio la briglia sciolta per tirar fuori gli effetti buoni. Questo deve fare l’autore, non può reprimersi e tarparsi continuamente, sennò si rischia l’implosione, come è successo in altri casi in passato. Quando invece si trattava di essere curatore (a quell’epoca era Sergio il primo curatore di Tex insieme a Decio Canzio), era molto severo e infatti vide in Oklahoma! di Berardi qualcosa di anomalo, di troppo moderno che io personalmente ora non noto più.
Oklahoma! di Berardi è stata una delle storie che ho giudicato tipiche di un nuovo modo di interpretare Tex pur alla luce del Tex classico, e che mi hanno permesso di scrivere storie come Il passato di Carson e Gli invincibili, mi hanno permesso cioè di liberarmi un po’. Berardi, infatti, ha scritto Oklahoma! rispettando perfettamente il personaggio, rispettando la tradizione e il dialogo, che anzi è molto brillante, ma usando però certi suoi meccanismi, certi suoi cosiddetti siparietti, che siparietti poi non sono, cioè delle sottotrame, degli approfondimenti psicologici, dei passaggi narrativi moderni che rendono questa storia un capolavoro pur trattandosi in fondo di una vicenda semplice e classica, ma epica. All’epoca la prudenza di Sergio l’aveva messa fuori dalla serie regolare, ma qualche anno dopo probabilmente non l’avrebbe fatto, altrimenti non avrebbe accettato la nascita di certe mie storie! Questo, però, permise di creare la collana dei Maxi. Allo stesso modo la storia Tex il grande!, di Buzzelli, che all’epoca lui giudicava anomala, gli permise di creare la collana dei Texoni. Quindi alla fine questi dubbi si son rivelati scelte editoriali vincenti. Però la sua prudenza come editore era superiore al suo coraggio come autore.


Io credo che tanto Caccia all'uomo quanto Oklahoma! siano delle storie in cui gli sceneggiatori hanno rispettato il personaggio introducendo però degli elementi di modernità, hanno osservato la tradizione apportando delle feconde innovazioni. Il tutto ha fatto sì che poi il character di Tex si sia evoluto pur rimanendo fondamentalmente se stesso. In fondo è grazie anche a queste intelligenti sperimentazioni se oggi possiamo godere delle storie alla francese presentate nella collana Romanzi a fumetti di Tex, dove disegnatori del calibro di Paolo Eleuetri Serpieri, Mario Alberti e del prossimo e attesissimo Giulio De Vita hanno prestato il loro talento al grande Aquila della Notte.

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