venerdì 18 novembre 2016

Tex alla francese: intervista a Giulio De Vita

"Credo che [la collana Romanzi a fumetti di Tex] sia una delle operazioni più significative per l’evoluzione del linguaggio del fumetto italiano degli ultimi anni, un segnale importante all'editoria e probabilmente una risposta a un’esigenza del mercato."

Il resto della mia intervista a Giulio De Vita sul suo Sfida nel Montana (di cui Gianfranco Manfredi è autore dei testi) è disponibile a questo link su Fucine Mute.

domenica 13 novembre 2016

Martin Mystère, Nuove Avventure a Colori: la reincarnazione


Alfredo Castelli ne sa una più del diavolo. Non era certo facile il compito di dare uno scossone alle non proprio magnifiche sorti e progressive del personaggio di Martin Mystère. Dopo trentaquattro anni di vita editoriale, la serie regolare sta da tempo attraversando pianure monotone e piatte: pochi sono i picchi che ridestano l'interesse e l'entusiasmo. Ci voleva una scrollata. Ma quale? L'uovo di Colombo è stato progettare una miniserie mensile parallela a quella regolare con un protagonista vecchio ma del tutto rinnovato: Martin Mystère.
È questa, infatti, la trovata geniale di Castelli: presentare ai lettori le avventure di Martin Mystère così come lo avrebbe (e lo in effetti lo ha) pensato oggi il suo autore. Ovvero figlio del Castelli di oggi, diverso da quello di più di tre decenni fa, e, soprattutto, figlio di tempi, quelli attuali, così distanti da allora. Ecco quindi che il protagonista de Martin Mystère, Le Nuove Avventure a Colori è un giovane Martin che vive le sue vicende in Italia, ma senza Java. Ritroviamo comunque alcuni vecchi personaggi, anch'essi ringiovaniti, come Diana Lombard (in un contesto e in vesti del tutto diversi) e il nemico Sergej Orloff.

In più di trent'anni è cambiato anche il modo di scrivere i fumetti, il cinema si è evoluto, le serie televisive stanno spopolando e il loro linguaggio sta contaminando gli altri generi. Allora anche questa nuova miniserie è caratterizzata da un ritmo molto serrato. Martin è sempre onnisciente ma non è più il logorroico che conosciamo; inoltre è molto più votato all'azione. Nelle novantasei tavole del primo albo appena uscito nelle edicole, intitolato Ritorno all'impossibile, a Martin (e a quella che sembra essere la sua nuova spalla, l'amico Max) capitano un sacco di eventi sorprendenti e rocamboleschi, degni di James Bond, ma sempre all'insegna del mystero. Questa è, oltre al protagonista, la salda e ovvia costante che lega la miniserie alla serie regolare. Molte invece sono le differenze. Una, molto importante e saggia, è stata la decisione di affidare la scrittura delle avventure ad un gruppo di giovani sceneggiatori (Andrea Artusi, Diego Cajelli, Enrico Lotti, Ivo Lombardo, Andrea Voglino), denominati I Mysteriani, coordinati da Giovanni Gualdoni e comunque supervisionati da Castelli. La garanzia di svecchiamento è quindi certa. E lo è anche rispetto ai disegni, realizzati da artisti (si comincia con Fabio Piacentini e un tratto che ricorda la linea chiara della bande dessinée) che mai, o solo di rado, hanno prestato le loro matite al Detective dell'Impossibile. Non vedremo quindi il Martin né di Giancarlo Alessandrini, né di Franco Devescovi, né degli altri storici disegnatori che siamo abituati ad ammirare sulla serie regolare. L'unica continuità con il passato è rappresentata da Lucio Filippucci  che realizzerà tutte e dodici le copertine. Ultimo, ma non meno importante, elemento caratterizzante questa reincarnazione è il colore (che sa tanto anch'esso di bande dessinée).
E il risultato finale com'è? Indubbiamente buono. Stai leggendo una storia di Martin Mystère, ma nello stesso tempo, stai leggendo qualcosa di nuovo e diverso. È lui ma non è lui. L'avventura scorre veloce e i dialoghi son frizzanti e mai ridondanti. Ma il mystero comunque c'è ed è il centro della storia. Solo che è proposto in modo diverso: più fresco, più leggero, più giovane. Come era nelle intenzioni di partenza.

domenica 6 novembre 2016

C'era una volta in Francia


Con un anno di ritardo dalla sua uscita in Italia, ho letto la storia di Joseph Joanovici, una vita straordinaria scritta a fumetti da Fabien Nury e disegnata da Sylvian Vallée. RW Edizioni, nella collana Linea chiara, ha proposto in tre volumi, premiati con il Gran Guinigi all'edizione 2015 del Lucca Comics & Games, i 6 albi usciti Oltralpe fra il 2007 e il 2012. C'era una volta in Francia racconta la storia di un ebreo moldavo, scappato da bambino ai pogrom zaristi e diventato il Re di Parigi, grazie a tanto pelo sullo stomaco, ad un innato senso per gli affari e ad una straordinaria capacità di adattamento. I tempi della Francia occupata dai nazisti non erano certo i più consoni a far emergere un ebreo. Eppure, Joanovici da ferrivecchi di quartiere divenne il commerciante in metallo più ricco d'Europa, restando sempre un analfabeta. Il giudizio storico sull'uomo non è mai stato unanime e Fabien Nury ce lo sbatte sempre in faccia. Eroe della Resistenza o collaborazionista della Gestapo.



Oggettivamente Joanovici finanziò la Resistenza francese e fece liberare molti prigionieri dalle carceri corrompendo le SS con i soldi guadagnati trafficando con le stesse autorità tedesche d'occupazione. D'altra parte si rese responsabile di assassinii di persone innocenti, quando queste interferivano con i suoi affari o correvano il rischio di mettere in pericolo la propria vita o quella dei suoi cari. Ed è proprio l'eliminazione di uno scomodo giovane partigiano a fare da filo conduttore nella storia, perché rappresenta il caso su cui un integerrimo giudice istruttore del Dopoguerra si intestardisce, fino a rovinare la propria vita e quella dei suoi cari. C'era una volta in Francia è quindi anche la storia di una ricerca di giustizia che si trasforma in vendetta. Ma è anche una grande e tormentata storia d'amore tra Joseph e la moglie Eva, scappata da bambina anche lei insieme al futuro marito dalle persecuzioni zariste. Tutte le azioni di Joseph sono dettate dallo scopo di preservare l'incolumità di Eva e delle due figlie, ricorrendo a qualsiasi mezzo, lecito e non, fino a farsi odiare dalle stesse donne. L'epilogo è tragico, nessuno esce vincitore da questa storia.
La narrazione è molto serrata, con continui flashback e flashforward che richiedono una costante attenzione da parte del lettore. Tantissimi personaggi, anche storicamente esistiti, ci passano davanti e ciascuno ha la sua caratterizzazione grafica ben precisa. Silvyan Vallée è riuscita ad attribuire una specificità chiara e distinta ad ogni personaggio e il suo stile leggermente caricaturale accentua l'espressività e la comunicazione delle emozioni da parte dei protagonisti. La tavola è costruita in modo molto dinamico, coerentemente con l'elevato ritmo della narrazione. Nello stesso tempo però, la Vallée ci regala momenti di stasi e di pausa laddove l'azione lascia lo spazio al dialogo e alla riflessione più intima.
Il lettore gira la copertina del terzo volume con l'amara consapevolezza che la verità non è univoca, che la Storia mette di fronte a scelte pesanti e complicate, che l'animo umano è capace di coraggiosi slanci e di orribili cadute, che il giudizio di un uomo è spesso arduo da formulare, che la realtà è sempre più sfumata dei modelli che si fanno a posteriori.

venerdì 4 novembre 2016

Nathan Never al Trieste Science+Fiction Festival


Non poteva mancare Nathan Never all'edizione 2016 del Trieste Science+Fiction Festival. Una mostra festeggia i 25 anni di presenza ininterrotta in edicola del personaggio a fumetti ideato da Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna. Quest'ultimo sarà uno dei protagonisti, insieme ai disegnatori Mario Alberti, Sergio Giardo e Romeo Toffanetti e al curatore in Bonelli della testata Glauco Guardigli, dell'incontro di futurologia che si terrà domani, sabato 5 novembre alle ore 12, al Magazzino delle Idee a Trieste.

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