domenica 27 agosto 2017

Napoleone e le radici del terrorismo


La vendetta è un demone che tormenta, obnubila la mente, priva di empatia e fa commettere degli atti terribili. Anche se una redenzione esiste. È questo il tema di un vecchio albo di Napoleone che sto rileggendo, Il Demone di Sabbia, molto attuale, visti i tragici eventi terroristici che stanno costellando la vita di noi occidentali e, soprattutto, di asiatici e africani. Sì, perché la narrazione tossica che si sta sviluppando sempre di più presso la civiltà occidentale è quella di essere sotto attacco, di essere in guerra contro un mondo che vuole minare le basi e i valori su cui fondiamo le nostre democrazie. L'assioma di partenza è che una scheggia impazzita figlia di una cultura diversa dalla nostra (ma della quale è emanazione diretta e, per alcuni, si identifica con essa) vuole distruggerci. Ci si dimentica che il terrorismo causa molte più vittime in Asia e in Africa ma, si sa, un attentato che causa cento morti a Baghdad fa meno notizia di uno che ne causa dieci a Barcellona. Eppur si tratta sempre di persone. Così come sono persone, e non diavoli, coloro che, covando l'odio figlio della vendetta, seminano la morte. Può non piacerci, ma è così. E c'è anche un motivo per cui queste persone si comportano in questo modo. Un motivo che non si può giustificare, ma che si può comprendere.
Carlo Ambrosini lo fa scrivendo una storia a fumetti, senza reboanti e retoriche dichiarazioni, ma semplicemente con la vicenda di Saulo, un ragazzo che ha la sventura di essere nato in una terra del Medio Oriente contesa da tutti, dove guerre e massacri si sono succeduti lungo i decenni precedenti. La lusinga del demone della Vendetta acceca il suo intelletto e il suo cuore dopo che la sua famiglia viene sterminata. Il nemico va eliminato. Così insieme al fratello maggiore, guerrigliero della resistenza, fiero combattente per la libertà del suo popolo, decide di recarsi direttamente laddove i fili vengono mossi. In Occidente, a Ginevra, per colpire al cuore il nemico. E qui entra in scena il personaggio di Napoleone, una delle più profonde e sensibili creature di carta uscite da quella fabbrica dei sogni che risponde al nome di Sergio Bonelli Editore. Cinquantaquattro albi bimestrali sostanziarono quella fantastica avventura iniziata nel settembre del 1997. Rileggendoli ora, a distanza di molti anni, mi stupisco ancora di quanto Ambrosini abbia saputo congegnare un personaggio così complesso e delle avventure così surreali ma dotate di marcati aspetti onirici e psicoanalitici, tali da suggerire sempre degli spunti di riflessione notevoli, senza annoiare mai. Un personaggio di tale spessore si stenta ormai a trovare in casa Bonelli. Certo, alcuni ce ne sono, che calcano diversi territori dell'Avventura (vedi Julia o il nuovo Mercurio Loi o Dylan Dog quando non lo scrive il suo attuale curatore), ma uno come Napoleone manca. O per lo meno, a me manca molto e, quindi, la notizia che presto verranno pubblicate storie inedite dell'entomologo ginevrino non può che farmi piacere.


Tornando all'albo di Napoleone che mi ha dato lo spunto per queste righe, Saulo, il giovane protagonista, e il demone che alberga dentro di lui, incrociano Napoleone nel mondo reale e in quello psichico che sta al di sopra degli stagni, delle valli, delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari, dell'etere e dei confini delle sfere stellate. Questo incontro, sceneggiato con maestria e disegnato con cura da Giulio Camagni, porterà Saulo a spezzare la catena dell'odio. Saulo capirà che la strada che crea nuovo dolore in risposta al proprio dolore, è a fondo cieco, perché non lenisce la propria sofferenza, ma alimenta soltanto il Demone di Sabbia. Smontando il tragico gioco, Saulo vincerà sul proprio demone, che verrà soffiato via da una brezza marina.
Per comprendere la profondità di Napoleone è molto utile la lettura della rubrica della posta che apre ogni albo. Qui si intuisce il forte legame che si instaurò fra i lettori e Ambrosini: un pubblico colto, sensibile, desideroso di qualcosa di più del semplice, anche se necessario, divertimento. Alle domande dei lettori l'autore risponde sottolineando alcuni aspetti del suo personaggio o alcuni passaggi delle sue storie. In una di queste risposte, riferite proprio all'albo di cui scrivo in questo post, Ambrosini si esprime in questi termini riguardo al proprio personaggio:
"..essendo Napoleone calato nel presente, non sempre può sottrarsi a quelli che sono fatti ed eventi sintomatici dell'attuale società. Il suo sguardo, però, è sempre teso a cogliere i motivi arcaici e archetipici della conflittualità fra gli uomini, i meccanismi della vendetta e del pentimento, la crudeltà, il male e il bene, la storia che si ripete e il ritornare delle stesse cose; e dinamiche mentali perverse, o poco virtuose, possono albergare non solo fra i nostri avversari ma anche fra gli amici o in noi stessi; l'eroismo che ci interessa è quello di chi sa percepire i rischi di autoassoluzioni e cerca di sottrarvisi. Però, per quanto provi a controllarle, Napoleone è uomo di passioni: impulsivo, inadeguato, disordinato e incline all'Avventura. Detto questo, l'imperativo è non annoiare."
Non c'è nulla di eroico in Napoleone. Ma c'è tanta umanità: quella che è mancata nella cronaca italiana di questa spaventosa estate 2017.

3 commenti:

  1. Anche io sono lieto di poter leggere nuove storie di Napo che sospetto avrà meno il muso di Marlon Brando e più quello di Rutger Hauer perchè probabilmente Amrosini è stato morso da una Leggenda del Santo Bevitore radioattiva/geneticamente modificata. Confesso che ho sempre trovato antipatico il personaggio e ho sempre trovato interessanti le storie e che avrei tanto voluto che Ambro le avesse sceneggiate con ritmo a la Paolo Morales, ma pazienza. L'antipatico e scaleno e musone Jan Dix era più nelle mie corde e non credo tornerà mai, ma ancora pazienza.
    Il Demone di Sabbia è una buona storia, ma racconta Saulo e non Suolo che è la seconda o terza generazione non nata nella sabbia e che cade nella rete e decide di chiudere col botto la confusione nella sua zucca. Ambro o uno dei ragazzi vispi SBEllici - per esempio Bilotta - prima o poi potrebbero confrontarsi con il tema.

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  2. è già qualcosa che Ambro abbia affrontato il tema di un Saulo e non di un Suolo.
    Quando Ambro è venuto a Palmanova come ospite del The Game Fortess, durante l'incontro pubblico, gli ho chiesto se il ritorno di Napoleone non sarebbe stato influenzato dall'esperienza di jan Dix. La risposta è stata, prevedibilmente, affermativa: Jan Dix ha cambiato Ambro o. meglio, Ambro è cambiato nel tempo e jan Dix è stato il suo ultimo figlio. Normale che questo influenzi il prossimo Napoleone. Che a me, al contrario di te, resta simpatico, anche così come è stato raccontato.

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  3. Ti invidio tantissimo perchè non ho mai incontrato Ambro. Se ti capita di incrociarlo nuovamente, chiedigli se per caso la saga di Napo non è che un sogno del personaggio in cui tutti i personaggi sono dentro la sua zucca - in questo modo forse digerirei Allegra e la signora Simenon anche se nemmeno una tonnellata di bicarbonato potrebbe farmi assumere Boulet - a nudo quindi nelle tavole della maxi serie.
    Diciamo che Napo si è addormentato in un momento ics del ventesimo secolo - citaz dell'esordio del Sandman di Gaiman/Kieth/Dringeberg - in cui il sogno era prigioniero del secolo breve - si veda la nostalgia di una epoca più semplice nella scena della bici di Butch Cassidy ed in tutta la saga del primo Popeye - e che la sua indefessa attività cerebrale lo porta a mettere in scena le componenti della sua psiche come fossero attori pirandellici ( che ad Ambro piace un frappo ) sul lettino di Freud. Napo potrebbe essere in realtà un adolescente lettore del Dyd del " canone " sclaviano ( da cui il suo anti modernismo e la diffidenza nei confronti della tecnologia ). La signora Simenon è la mamma. Allegra è la necessità adolescenziale di sentirsi amato. Boulet è Napo schiappa che i compagni di scuola prendono per il lato B. Pavido Parker col nasone. Il Cardinale è il mondo come si para davanti a chi ha l'età per fare domande a cui non riesce a dare risposte rassicuranti.
    Se Ambro decide di ricavarne uno shot, chiedigli di passare dal modello Rutger del disegno che ho visto da qualche parte a Bruno Ganz o addirittura a Denis Levant come lo disegnerebbe Jose Munoz. In fondo Napo sarebbe una proiez di un ragazzo che dorme e sogna...ciao

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